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SALVATORE LA BELLA

Timo

  • Autori: La Bella, S; Virga, G
  • Anno di pubblicazione: 2009
  • Tipologia: Capitolo o Saggio (Capitolo o saggio)
  • Parole Chiave: Tecnica colturale della specie, trasformazione, confezionamento, commercializzazione, aspetti merceologici.
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/46289

Abstract

Il genere Thymus appartiene alla famiglia delle Lamiacaee e comprende numerose specie distribuite nell’area mediterranea. Il nome deriva dal greco “δίμοσ” (profumo) per sottolineare l’intenso e gradevole aroma che la pianta produce. Secondo altri autori il nome trae origine dalla parola egiziana “tham”, che si riferisce ad una pianta profumata usata per le imbalsamazioni. In Italia il Pignatti descrive 17 specie di timo, delle quali quelle maggiormente interessanti da un punto di vista erboristico sono: T. vulgaris L. (timo comune), T. capitatus (L.) Hoffman et Link (timo capitato), T. serpyllum L. (timo serpillo) e T. zygis L. (timo rosso). Allo stato spontaneo sono presenti varie forme di timo, differenti, oltre che per le caratteristiche morfologiche, anche per la variabilità nella composizione degli oli essenziali. Sulla base delle caratteristiche degli oli vengono generalmente classificati 7 chemiotipi di timo, non interamente riconosciuti dalla F.U. Il timo è una specie tipica degli ambienti caldo-temperati mediterranei, ma è presente anche nelle zone orientali dell’Europa e nel centro-sud dell’arcipelago delle Baleari. In Italia, si trova allo stato spontaneo lungo le zone costiere, nelle pendici assolate e rocciose e in luoghi aridi in prossimità del mare. Si ritrova in ambienti con altitudine variabile da 0 a 1.500 metri s.l.m..