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DONATO SALVATORE LA MELA VECA

Valore storico, culturale e paesaggistico delle “muracche” nel Bosco Ficuzza

  • Autori: Giardina Giovanni; La Mela Veca Donato Salvatore; La Mantia Tommaso
  • Anno di pubblicazione: 2018
  • Tipologia: Abstract in atti di convegno pubblicato in volume
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/388618

Abstract

Il vasto complesso forestale indicato come Bosco della Ficuzza ebbe origine quando Ferdinando IV di Borbone, costretto dagli avvenimenti tumultuosi del 1798 a fuggire da Napoli si trasferì in Sicilia. Essendo un grande appassionato di caccia, il sovrano fece costituire diverse tenute di caccia; così sorsero le tenute reali della Favorita a Palermo e quella di Ficuzza. Il Re migliorò la viabilità per giungere a Ficuzza, e poi quella interna al bosco. Nel 1802 diede l’incarico prima all’architetto palermitano Venazio Marvuglia e poi all’architetto Carlo Chenchi di edificare la Real Casina di Caccia, dove dimorò per lunghi anni, praticando, tra tutti i suoi preferiti svaghi, la caccia e la pesca. A Ficuzza, Ferdinando IV si adoperò a costituire una delle sue più grandi riserve di caccia. Così vennero riuniti i feudi di Lupo, Ficuzza e Cappelliere, costituiti i confini con “muracche” (muraglie in pietra) e pilieri recanti la scritta “R.R.“, Reali Riserve, impose norme restrittive alla libera caccia. Altresì, il re dotò il bosco di una ben distribuita rete viaria e si adoperò alla cura dei boschi, al ripopolamento della selvaggina, facendo arrivare da fuori cinghiali, daini e cervi. Inoltre, fece costruire in vari posti del bosco rifugi per i guardiacaccia, masserie e ricoveri per gli armenti, avendo costituito grossi allevamenti di bovini e ovini, abbeveratoi e altre “infrastrutture” al servizio della caccia come il “pulpito del re”, ricavato in un grosso masso di arenaria dove il re si appostava per sparare a lepri, cinghiali e daini che i battitori stanavano. Altra struttura degna di menzione è la “pescheria del Gorgo del Drago”, uno stagno alimentato da una sorgente perenne dove il re, durante il riposo venatorio per il ripopolamento della selvaggina, si dilettava a pescare, ospite nella adiacente casa, oggi ridotta ad un rudere. Le muracche erano state costruite con massi di varia dimensione accatastati in modo da formare dei parallelepipedi di larghezza di circa 1 m, e alte fino a 2 m, a formare estese muraglie lungo i confini delle tenute di caccia reali. Una sorta di recinzioni che servivano a proteggere le aree destinate al ripopolamento della selvaggina ma anche i boschi, tanto cari al re, soggetti agli interventi selvicolturali. Infatti, il re al suo primo sopralluogo a Ficuzza, scrisse nel suo diario di bordo “... i boschi sono ampi e ricchi di selvaggina, ma mal tenuti e troppo sfruttati”. Ecco perché, appena stabilitosi a Ficuzza, il Re iniziò ad adoperarsi per ricostituire i boschi degradati e troppo sfruttati, proteggendoli dal pascolo e da ogni pericolo con le muracche. Lungo le muracche erano presenti dei passaggi delimitati da cancelli, usati per il transito dei boscaioli e della selvaggina. Nei vertici delle muracche erano presenti i pilieri in pietra che, oltre alla scritta “R.R.”, riportavano sopra quest’ultima il simbolo della corona reale. L’opera meritoria di Ferdinando IV di Borbone è stata decisiva nella destinazione della “Foresta nazionale inalienabile di Ficuzza” come “Stazione climatica” ai sensi della Legge n. 535 del 1901 del Regno d’Italia. Delle muracche originarie oggi sono rimaste solo le vestigia coperte da muschi e intrigate nella vegetazione. L’Ente gestore della Riserva ha ripristinato solo una piccola parte degli antichi manufatti a scopo dimostrativo della originaria forma strutturale. L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di realizzare un inventario dell’attuale consistenza e stato di manutenzione delle muracche e di tutte le altre infrastrutture ancora esistenti al fine di ricostruire il loro originale sviluppo all’interno della foresta. Tale inventario, oltre ad essere importante dal punto di vista storico, culturale e paesaggistico, può contribuire alla ricostruzione storica della gestione forestale dei boschi di Ficuzza e, al tempo stesso, può avere un ruolo chiave nella definizio