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DONATELLA LA MONACA

Scritture del corpo

Abstract

Nel monito esemplare agli Infelici Molti, vibrato dalle pagine del Mondo salvato dai ragazzini, risuona l’eco della sfida morantiana «ai mostri aberranti» dell’era contemporanea, intrapresa sin dalla prolusione del 1965, Pro o contro la bomba atomica: «Sappiatelo, o padri meschini I.M d’ogni paese:/ se ancora il corpo offeso dei viventi resiste/ in questo vostro mondo di sangue e di denti/ è perché passano sempre quelle poche voci illese/ con le loro allegre notizie.» La tragedia della coscienza e il mondo attuale, recita, infatti, in una voluta continuità, nel 1971, il sottotitolo dell’edizione einaudiana del Mondo salvato, offerto dalla scrittrice stessa ai suoi lettori come l’iridescente contaminazione tra «manifesto, memoriale, saggio filosofico, romanzo, autobiografia, dialogo, tragedia, commedia, documentario a colori, fumetto, chiave magica, testamento, poesia». Nell’attraversamento testuale di questo racconto allegorico si intende riflettere sulle modalità con cui la somatizzazione degli stati interiori e collettivi, dei drammi privati e pubblici, esprime sulla pagina l’acuminato confronto dell’autrice con un sistema societario «illusionista che fabbrica le sue visioni mostruose per atterrire le coscienze e imbrogliarle». Dalla trincea di una resistenza etica, lo «scrittore-poeta», insieme alle «voci illese» degli eslegi e perseguitati «Felici Pochi», leva la sua pronuncia demistificatoria contro la logica dei «cortigiani», gli intellettuali asserviti al sistema, che sulla mendace esorcizzazione del dolore, della vulnerabilità del corpo, edificano l’esaltazione ingannevole del benessere materiale.