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DONATELLA LA MONACA

"L'amara traversata dell'angoscia ad occhi aperti". Nicola Lagioia ed Evelina Santangelo raccontano la contemporaneità.

Abstract

Attraverso cifre e percorsi diversi l’invenzione narrativa dei due autori,Lagioia e Santangelo, editi da Einaudi, accoglie le tensioni interiori e sociali della contemporaneità facendone deflagrare le contraddizioni più aspre senza mai venire meno, nella crudezza della testimonianza, alla spinta dell’agonismo etico. Raccontare con le armi bianche dell’immaginario i risvolti latenti, talvolta censurati, dei consessi umani significa per entrambi «allungare lo sguardo in universi che spesso rimangono fuori dal campo visivo e che hanno il potere di irradiare un senso oltre se stessi, imitando la vita, senza preconcetti o preclusioni, senza confezionare concetti esaustivi e, meno che mai, dire come vivere una vita».Attraversare il «fango» e le «scorie» del vivere contemporaneo scommettendo sull’«anello che non tiene», sul guizzo inatteso che scompagina impianti ritenuti immodificabili, si è configurata nel tempo la qualità del profilo intellettuale di ambedue gli scrittori in un polifonico intersecarsi di racconti, romanzi, interventi di militanza civica. Si dispiega nelle loro narrazioni una partitura di temi e forme diversamente modulata tra i linguaggi usurati, le convenzioni espressive dell’affresco societario e il lessico turbato, le movenze dissestate della rilettura coscienziale. In particolare, l’affondo analitico su due dei romanzi cui, nei rispettivi cammini artistici, si lega un crocevia di maturazioni personali e letterarie, "Riportando tutto a casa" dello scrittore barese e "Non va sempre così" dell’autrice siciliana, si presta ad ipotizzare un itinerario virtuale che dal fondo limaccioso del degrado umano e sociale attinge, senza improbabili palingenesi, ad ipotesi inedite di rigenerazione. Sembra disegnarsi idealmente, dal 2009 al 2015, date di edizione di tali romanzi, una parabola che dal racconto di chi «sopravvive» all’inferno collettivo, «riportando a casa» i frammenti di un’esistenza da ricomporre, approda alla «storia ribelle» di colei che alla «spaventosa ipnosi» contemporanea oppone il diritto di rivendicare come non «vada sempre così». Si può immaginare, dunque, un viaggio che, muove idealmente da "Riportando tutto a casa" e giunge, attraverso le tappe significative di romanzi come "Cose da pazzi" della Santangelo (2012) e la "Ferocia" di Lagioia (2014), a "Non va sempre così", arricchendosi via via di ulteriori acquisizioni concettuali e artistiche, quali la plurivocità stilistica e la risemantizzazione delle topografie urbane, delle metafore animali. Assecondando tale chiave interpretativa si intersecano le voci di due tra gli interpreti più affilati di una letteratura che, pur nel tenace corpo a corpo con la realtà odierna, sa ancora postulare alterità possibili con i linguaggi dell’invenzione.