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MARIA LUISA GERMANA'

Il progetto indispensabile per il costruito archeologico

Abstract

Il contributo, redatto su invito per la sezione “Patrimonio e archeologia” di un volume promosso dalla Società scientifica nazionale ProArch, prende avvio da alcune considerazioni sul costruito archeologico come archetipo del concetto stesso di patrimonio e come campo d’indagine e di progetto sempre attuale, specialmente in area mediterranea, in cui il patrimonio architettonico è connotato da spessore e stratificazione più marcati che altrove, fornendo supporto fisico a un’identità comune. Inoltre, l’intervento sul costruito archeologico, nella sua essenza intrinseca di incompletezza, viene indicato come rappresentativo dell’essenza stessa dell’atto progettuale, considerato come parte del più esteso processo di trasformazione che, in modo continuativo, riguarda un determinato contesto. Malgrado i più recenti orientamenti tendano a superare la contrapposizione tra progetto di architettura e cultura del patrimonio, ancora è forte l’inerzia di precedenti approcci e tendenze, come dimostra il prevalere di segmentate visioni, puntate su singoli aspetti. La frammentazione, e conseguente contrapposizione, di visioni ed approcci non hanno giovato al costruito archeologico. Ciò ha frenato gli sviluppi teoretici e ancor più le condizioni operative: anche nel restauro archeologico la conservazione inaffidabile spesso è riconducibile a un perverso by-pass dalla programmazione alla realizzazione, che scavalca la progettazione. La riflessione si conclude con la constatazione che negli interventi sul patrimonio hanno fatto difetto, paradossalmente, proprio la proiezione concreta e la conseguente prospettiva del lungo termine e che il progetto di architettura è indispensabile per accostarsi al patrimonio costruito, proprio in virtù del carattere generalista e della sua specificità metodologica, fondata su visione olistica e multi-scalare. Ancor più che necessario, dunque, nel campo del costruito archeologico il progetto viene indicato come “indispensabile”, nella misura in cui riesce ad integrare i tre obiettivi topici della conoscenza, della conservazione e della valorizzazione. L’inevitabile distanza tra contemporaneità e patrimonio va ricucita, piuttosto che slabbrata, prendendo atto che è indispensabile «progettare la differenza». L’evoluzione della tecnologia, in quanto scienza dei processi, accompagna la nozione di patrimonio sin dal suo esordio; la digitalizzazione ormai in fase matura ha già mostrato i suoi effetti moltiplicatori e dirompenti sia in campo teoretico che operativo, offrendo nuove e stimolanti possibili traiettorie al progetto di architettura per il costruito archeologico, e non solo.