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MATTEO DI GESU'

Tragedia all’italiana: Adelchi, i padri, la patria

Abstract

Leggere una volta di più l’Adelchi come una tragedia familiare consente di calibrare ancora meglio la sua valenza politica: più precisamente, dall’analisi delle relazioni conflittuali che intercorrono tra Desiderio e i suoi figli, si può ricavare un'interpretazione ancora più complessa e contraddittoria di quella abbondantemente discussa in decenni di esegesi. Adelchi ed Ermengarda, infrantosi con l'intervento della «provida sventura» ogni residuo vincolo filiale col potere statuale e paterno, spogliandosi della loro precedente identità di sovrani, cristianamente collocano loro stessi «in fra gli oppressi», confondendosi con quella «immensa moltitudine d'uomini, una serie di generazioni, che passa su la terra, su la sua terra, inosservata, senza lasciarvi un vestigio». Non dunque come un commiato dalla storia va letto il finale della tragedia e per conseguenza il suo significato complessivo: dall'ingiustizia della storia si può sortire facendosi «popolo», soggetto collettivo artefice del proprio riscatto.