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MARIA SOFIA DI FEDE

Sicilia 1836: le architetture “saracene” nelle memorie di viaggio di Eugène E. Viollet-le-Duc e di Henry Gally Knight

Abstract

Gli anni trenta dell'Ottocento costituiscono per la Sicilia un momento decisivo nello sviluppo del dibattito sull'architettura medievale. Da una parte, infatti, i monumenti siciliani trovano in quel decennio, uno spazio editoriale a diffusione internazionale considerevole, permettendo così di amplificare gli esiti di un dibattito che nell'isola aveva radici lontane e che nel decennio precedente si era sviluppato con grande vivacità; sono gli anni in cui vedono la luce il lavoro quasi decennale di Hittorff e Zanth su L'Architecture moderne de la Sicile (1835) e la fondamentale opera del Duca di Serradifalco Del Duomo di Monreale e di altre chiese siculo-normanne (1838). All'importaza di tali imprese editoriali si aggiunge, però, l'altrettanto significa presenza di due personaggi, diversissimi fra loro per formazione e attitudine, che a tale dibattito aggiungeranno riflessioni e argomentazioni decisive: si tratta di Eugène E. Viollet-le-Duc e di Henry Gally Knigh, che raggiungono l'isola entrambi nel 1836, senza però incrociarsi. Il primo è in quel tempo un giovane professore di disegno in procinto di compiere quello che per numerosissimi suoi precursori era diventato, ormai da diversi decenni, una tappa obbligata del grand tour in Italia. Gally Knight, parlamentare inglese, letterato e studioso dell'architettura medievale, decide di raggiungere la Sicilia per completare le sue indagini sull'architettura normanna (confluite nel volume The architectural Tour iin Normandy with some remarks on Norman Architecture, London 1836) - accompagnato dal disegnatore George Moore. Gli esiti del lungo tour di Gally Knight saranno pubblicati in The Normans in Sicily; being a Sequel to «The architectural Tour iin Normandy», London 1838, mentre le acqueforti preparate da George Moore saranno allegate alla seconda edizione dell'opera, Saracenic and Norman remains to illustrate the “Normans in Sicily”, edita nel 1840. Al di là delle differenze nell'esperienza odeporica e negli esiti letterari e figurativi a cui approderanno, l'interesse nei confronti dell'architettura medievale siciliana che accomuna Viollet-le-Duc e Gally Knigh li spingerà ad interrogarsi sull'eredità trasmessa dalla cultura araba alla civiltà architettonica isolana e a indagare in modo particolare quegli edifici, come i palazzi della Zisa e della Cuba, allora ritenute testimoniaze preziose del dominio "saraceno". Osservazioni, ragionamenti e conoscenze a cui non solo avrebbero attinto a lungo gli studiosi del medioevo meridionale, ma a cui avrebbero fatto inevitabilmente riferimento i protagonisti del dibattito sull'architettura gotica nei decenni successivi.