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NICOLA CUSUMANO

Ebrei e musulmani in Sicilia nel XVIII secolo. Politica e confronto erudito

Abstract

L’intervento mira a una ridefinizione critica della questione legata al rapporto tra cristiani ed ebrei in Sicilia dopo l’espulsione di fine Quattrocento, e intende rimarcare la riattivazione di un interesse per gli ebrei che seguiva il progetto del loro reintegro nei Regni di Napoli e Sicilia da parte di Carlo III (l’editto borbonico, del 1740, era revocato dopo sei anni). Emerge in questo contesto il contributo di uno dei massimi eruditi di area muratoriana operanti in Sicilia, l’inquisitore taorminese Giovanni Di Giovanni, che dedicava alla storia dell’ebraismo siciliano prima dell’espulsione un’importante opera (l’Ebraismo della Sicilia, ricercato ed esposto, Palermo, Gramignani, 1748). Poco si è riflettuto, in realtà, sulla valenza controversistica e antigiudaica del volume, che adottando uno sguardo retrospettivo sulla storia delle comunità ebraiche isolane intendeva riattualizzarne alcuni temi, quali quelli della “natura” perversa della “natione hebraica” e del pericolo della loro presenza tra i cristiani. Questo autore, che fu inoltre canonico della cattedrale di Palermo, ebbe certamente accesso all’archivio inquisitoriale e conobbe “dall’interno” quel materiale che nel 1783, com’è noto, a seguito della soppressione del Tribunale, veniva consegnato alle fiamme. Se alcuni studiosi hanno già esplicitato il carattere contingente della proposta culturale del Di Giovanni in relazione all’ebraismo, ancorandola giustamente al rilancio dell’istituto inquisitoriale siciliano in seguito all’autonomizzazione dalla Suprema di Madrid (Giarrizzo e Coco), si tratta qui pure di rimarcare il sottile filo rosso che lega Di Giovanni, che fu riformatore muratoriano di sensibilità filo-giansenista, all’ambiente del riformismo cattolico e allo stesso Benedetto XIV, il pontefice che con una bolla rilanciò a metà secolo la strategia antigiudaica romana, facendo leva su uno dei più feroci stereotipi antigiudaici, quello dell’accusa di infanticidio rituale (Beatus Andreas, 1755).