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CRISTIANO CELONE

La funzione di vigilanza e regolazione dell'Autorità sui contratti pubblici

Abstract

Lo scopo di teoria generale perseguito in questo lavoro monografico concernente l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici - istituita per "garantire" il corretto funzionamento dei procedimenti di affidamento ed esecuzione di lavori, servizi e forniture - è stato quello di ricostruire in termini evolutivi, interpretando e contemperando ragionevolmente i principi di "legalità" e "buon andamento" dell'amministrazione, la fisionomia attuale della "funzione di vigilanza", approfondendo, in particolare, la "vigilanza indipendente" sulle attività economiche, al fine di rintracciare all'interno di tale funzione "complessa", la presenza di un "potere imperativo di regolazione", considerato consustanziale alla stessa nozione di vigilanza, e superare così l'attuale stato dell'arte, in cui la dottrina e la giurisprudenza amministrativa, in assenza di un'espressa norma attributiva, hanno sì ammesso gli atti generali ed individuali di natura regolatoria adottati da questa Autorità nei confronti delle stazioni appaltanti, ma non gli hanno riconosciuto effetti giuridici "vincolanti" sui destinatari, confinandoli entro l'ambito, insoddisfacente e diseconomico, delle regolazioni "morbide", ossia entro la categoria degli atti di "soft law" o "moral suasion". Differentemente, sul punto, dagli atti regolatori adottati dalla medesima Autorità nei confronti delle SOA (cioè, delle società scelte per attestare la qualificazione delle imprese partecipanti agli appalti), idonei, invece, a produrre effetti vincolanti sui destinatari, essendo assistiti, ove non osservati, da poteri "sanzionatori", di tipo pecuniario o interdittivo, attribuiti alla stessa Autorità.