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IGNAZIO BUTTITTA

FORME E FUNZIONI DEI SIMULACRI E DEI FANTOCCI ANIMATI NELLE FESTE SICILIANE

Abstract

In Sicilia, in occasione di numerose cerimonie religiose, soprattutto a Pasqua, entrano in scena statue con arti mobili (soprattutto Crocifissi e Madonne) e fantocci antropomorfi o teriomorfi animati da un manipolatore posto al loro interno. Se dal punto di vista fenomenologico, questi ultimi artefatti, costituiscono un ibrido, un incrocio tra umano e artificiale, dai punti di vista funzionale e simbolico, sia che rappresentino i santi apostoli sia che rappresentino eroi fondatori o animali leggendari, si pro-pongono, sempre e comunque, come entità altre dall’umano. I fantocci animati, pertanto, al pari dei mascherati e dei simulacri processionali dei santi, sono da considerarsi delle epifanie di una “alterità” con cui bisogna mantenere un sistema di relazioni positive al fine di garantire la ciclica ricostituzione dell’ordine naturale e sociale. Non a caso, quando irrompono nello spazio comunitario, sono caratte-rizzati da un lato da comportamenti a-normali, tesi a enfatizzarne la diversità e la non-umanità, dall’altro sono destinatari di offerte che rinnovano quel circuito del dono che sempre sostanzia ai rap-porti tra immanenza e trascendenza. In tutti casi, inoltre, le loro peculiarità morfologiche e i loro singo-lari comportamenti performativi, non di rado tricksterici e predatori, rivelano un modo “altro” di vivere il sacro e, più in generale, un modo di vivere “altro” che li propone come espressioni totemiche di una specifica appartenenza comunitaria.