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IGNAZIO BUTTITTA

San Calogero eroe mietitore: continuità rituali, tempi delle feste e ritmi ergologici in Sicilia

Abstract

Le “somiglianze” tra antico e presente rituale non sono né accidentali né, necessariamente, frutto dell’adozione di certi modelli “forti” derivati da contatti culturali. Sono, piuttosto, specifici atti di parole, costruiti a partire da una langue simbolica comune (un apparato simbolico, sostanziato di credenze con valore cognitivo, diretto a riempire di senso i discreta culturalmente estrapolati dalla “realtà”) formatasi al momento dell’affermarsi dei regimi di vita neolitici. L’emergere, al momento del passaggio a un’economia agricola e a forme di insediamento stabili, di nuovi problemi socio-ecologici aveva imposto all’uomo, infatti, l’adozione di nuove configurazioni simboliche che organizzavano insieme, coerentemente, simboli derivati dalle nuove esigenze produttive con modelli formali e associazioni figurative già note, come, per. es., nel caso delle figurazioni del divino femminile nel passaggio dal paleolitico al neolitico. Tutto questo mette in evidenza come l’organizzazione dei calendari cerimoniali, i sistemi di credenze e le forme rituali delle civiltà agro-pastorali, più o meno condizionati da esigenze sociali e politiche, dimostrino sempre e comunque una originaria dipendenza da alcune istanze comuni che si sono tradotte in un circoscritto vocabolario, in un coerente insieme di simboli rituali. Tali considerazioni trovano conferma nell’esame del simbolismo rituale di diversi contesti festivi che vedono come protagonista San Calogero, santo il cui culto è in Sicilia evidentemente connesso alle attività agricole e, segnatamente, cerealicole.