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IGNAZIO BUTTITTA

E nasciu lu Bammineddu. Testi e contesti del Natale in Sicilia

Abstract

Il Natale, dopo la Pasqua, è la più significativa occasione di ricostruzione e riaffermazione della comunità cristiana, momento di commemorazione dell’apertura di un tempo nuovo sul piano teologico, momento di attualizzazione, potrebbe ben dirsi di ripetizione, di un evento fondativo dei cicli del tempo e della vita sul piano del vissuto ossia delle credenze e delle prassi rituali. Il Natale cristiano, d’altronde, nel recuperare forme cerimoniali pre-cristiane, si è costituito, a livello popolare e non solo popolare, come una festa di rinascita dell’anno, come un rito inteso ad auspicare e provocare la rinascita della natura nel momento della crisi invernale. Tale profonda e densa stratificazione di pratiche e credenze, di sensi e funzioni storicamente cangianti, può cogliersi nel complesso simbolismo rituale delle cerimonie natalizie siciliane. Di fatto, al di là delle diverse sensibilità e dei diversi modi di vivere la vicenda della nascita di Gesù, della manifestazione di Dio nella carne, quella del Natale si presenta in Sicilia tra le più vitali e interessanti feste del ciclo invernale, sia per l’ampia partecipazione comunitaria sia in ragione della persistenza di credenze, simboli e pratiche rituali tradizionali; una persistenza che talora, arbitrariamente estrapolando il singolo rito dal contesto storico-sociale di appartenenza, fa apparire il tempo della festa religiosa come un tempo senza tempo, come il tempo dell’«eterno ritorno» di cui ebbe a scrivere Mircea Eliade.