Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

IGNAZIO BUTTITTA

Frutto di un «comune sentire»? Presunte «sopravvivenze» di culti demetriaci nel folklore mariano

Abstract

Sulla diffusione dei culti demetriaci largamente documentata da testimonianze materiali e, di converso, sulle attestazioni mitografiche di una antica relazione cultuale tra la Sicilia, il frumento e le dee Demetra e Core, si fondano le letture di certe pratiche e credenze cultuali mariane siciliane e, segnatamente, ennesi (stante le indicazioni geografiche desunte dai miti), come realtà culturali direttamente discese dal passato greco. Il tema delle continuità, dei sincretismi pagano-cristiani, segnatamente di quelli tra più o meno remote e definite divinità pre-cristiane e le Sante e i Santi, e le Madonne e i Cristi, tanto caro ai folkloristi d’ogni tempo e d’ogni tenore e, quale esotico attrattore, ai tanti contemporanei mercificatori del patrimonio immateriale, attraversa una vasta e sostenuta letteratura scientifica. Se è vero che tali questioni spesso non sono state affrontate con il necessario spirito critico è anche vero che i simboli rituali e i contesti festivi all’interno dei quali questi agiscono e significano in sistemica connessione sono nella storia e sono investiti da un continuo processo di de-semantizzazione e ri-semantizzazione e di de-funzionalizzazione e ri-funzionalizzazione. Prescindere da queste considerazioni finisce sicuramente col rendere ogni interpretazione della contemporaneità cultuale e festiva lacunosa e insoddisfacente e soprattutto non in grado di dar conto della ricchezza e complessità degli apparati simbolici, di quei significanti del rito di cui ogni storia ha ora occultato, ora menomato, ora arricchito, più raramente cancellato le forme, le funzioni e i significati più antichi.