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MARTINA ALBANESE

Inquiry-Based Laboratory e formazione dei futuri docenti di sostegno. Apprendere per competenze nel laboratorio di “Didattica speciale: codici del linguaggio logico-matematico”

  • Autori: Martina Albanese; Lucia Maniscalco;
  • Anno di pubblicazione: 2022
  • Tipologia: Contributo in atti di convegno pubblicato in volume
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/576190

Abstract

L’Unione Europea ha più volte sottolineato l’urgenza di un rinnovamento nell’educazione e sollecitato gli Stati membri ad intervenire con iniziative atte a migliorare i sistemi di formazione degli insegnanti (Pascucci, 2014). In tale contesto gli Atenei, in accordo ai decreti ministeriali, predispongono i relativi percorsi formativi, diversificati per gradi di istruzione e introducendo l’obbligatorietà di frequenza dei laboratori. Il termine stesso laboratorio rimanda al concetto di “lavoro attivo”, un luogo dove è possibile mantenere e legittimare il divenire della professionalizzazione docente. Il laboratorio, dunque, promuove nello studente un apprendimento significativo ovvero in grado di creare un sapere nuovo in grado di produrre conoscenze stabili e durature (Ausubel, 2004; Amenta, 2008; Pedone, 2012). L’approccio Inquiry-Based Laboratory (IBL) si coniuga perfettamente con l’esigenza di creare uno spazio attivo in cui il soggetto è chiamato ad investigare. L’IBL è una strategia educativa in cui docenti e studenti seguono metodi e pratiche simili a quelle dei ricercatori al fine di costruire la conoscenza (Zacharias et al., 2015), caratterizzato dal processo ciclico dell’investigazione e problematizzazione quale Domandare - Ricercare - Creare-Costruire - Discutere - Riflettere. Banchi e Bell (2008) individuano quattro livelli di Inquiry: Confermativo, Strutturato, Guidato e Aperto, in quest’ordine si passa da una forte partecipazione dell’insegnante e scarsa dello studente ad una partecipazione attiva dell’allievo.