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ANTONINA ARGO

Dal paternalismo ippocratico alla medicina difensiva: Eticità del consenso informato in psichiatria

Abstract

La figura del medico nella storia ha attraversato il tempo e le criticità culturali determinando l’evoluzione della scelta terapeutica nella pratica clinica del quotidiano. Il tema del rapporto medico paziente è un tema classico, che vede la contrapposizione, in sintesi, fra tre distinti modelli: un modello tutorio paternalistico, che è il modello classico, risalente alla tradizione ippocratica e cattolica, improntato sulla figura del medico benefattore e onnidecidente; un modello basato sul moderno concetto di alleanza terapeutica e un modello incentrato sulla piena libertà di autodeterminazione del malato e sulla concezione personalistica dei diritti del paziente1. Se scaviamo all’origine possiamo subito riscontrare come la medicina era vista non solo come un’arte in possesso del medico ma come un vero e proprio carisma che permetteva di scegliere autonomamente, il medico era dunque dotato di una conoscenza di natura esoterica che lo autorizzava a comunicare, secondo quanto ritenesse opportuno, per il bene del malato, in quanto egli era nei confronti del malato come il padre nei confronti del figlio. In questa condizione di asimmetria si ravvisa non solo una disparità di conoscenza relativamente alla scienza medica, ma anche una vera e propria asimmetria dello status morale dei due protagonisti della relazione. Infatti si ha l’idea che lo stato di incapacità del paziente, in quanto malato e privo di conoscenze mediche, si traduca in una condizione di incapacità morale, ovvero nella privazione della capacità di decidere autonomament