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CIRUS RINALDI

Reti queer, o prove di relazione

Abstract

In un recente saggio sulla “politica del presente” Diana Taylor si chiede: “Quanto dobbiamo dis-imparare per poter imparare nuovamente, in modo diverso?” (2020: 25, tr. nostra). Apriamo questo contributo soffermandoci su delle questioni che abbiamo condiviso dalla primavera del 2018, un periodo durante il quale ci conoscevamo, iniziavamo a lavorare insieme, ci convincevamo, spesso sbagliando, di avere imparato a con-vivere con il fallimento. Ci sembra plausibile adesso ricondurre queste questioni a tre modalità di produzione di saperi non egemonici che prendano in considerazione: l’idea del queer – e di queerness – come fare rete; l’interesse per i modi in cui il linguaggio, nelle sue dimensioni sociologiche, culturali, traduttologiche, può autorizzare e, ancor più, vietare slittamenti semantici politico-affettivi; il desiderio per la costruzione di mondi e di modi di vita attraverso la messa in circolo di spazi virtuali e fisici di interazione con altr* impegnat* a (r)esistere davanti a realizzazioni complesse di violenza che, pur non colpendo allo stesso modo, esprimono gradi diversi di classismo, eterosessismo, razzismo, transomofobia, abilismo, colonialismo, estrattivismo di risorse naturali e intellettuali