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PAOLA MAGGIO

Giudicato e diritti fondamentali in Area Cedu

Abstract

La teoria delle fonti e l’ermeneutica postmoderna confermano la cogenza della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Dalla violazione convenzionale sorge una responsabilità internazionale dello Stato che non ottemperi all’obbligo di rimuovere la situazione di perdurante illegittimità, scongiurando infrazioni future. In una prospettiva comparata si analizza la complessità del c.d. dialogo intergiurisprudenziale fra la Corte europea, i giudici costituzionali e i giudici interni. Alcuni celebri casi giudiziari dimostrano l’incertezza degli strumenti processuali preposti all’ottemperanza delle sentenze europee, testimoniando il vano affastellarsi dei rimedi nella prassi interna e il sorgere di un danno da difficoltà interpretativa. Al di là delle soluzioni legislative oggi riflesse nel nuovo rimedio disciplinato nell’art. 628-bis c.p.p. (d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150), è il metaprincipio della «massima tutela dei diritti» a fungere da irrinunciabile risorsa ermeneutica per cogliere il rimodellamento incrementale della prevedibilità del precetto penale e la duttilità del giudicato penale rispetto al riconoscimento dei diritti umani, nel progressivo affermarsi della “giurisprudenza-fonte”.