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FRANCESCO PAOLO MADONIA

Scrivere Agrigento tra extimità e intimità

Abstract

L’articolo esplora la rappresentazione letteraria della città di Agrigento, indagando la tensione tra la sua dimensione monumentale e classica (Akragas) e quella moderna e quotidiana (Girgenti). Attraverso l’analisi di scrittori e viaggiatori — da Charles Didier a Dominique Fernandez — emerge una dicotomia fra la magnificenza delle rovine greche e il degrado urbano contemporaneo. La “extimità” delle rovine, luogo di fascinazione e proiezione esterna, si contrappone all’“intimità” della città vissuta, spesso ritratta in chiave malinconica. Autori come Quasimodo, Pirandello e Sciascia rielaborano Agrigento come palinsesto di memorie, simbolo della frattura tra passato glorioso e presente disilluso. Il risultato è una “città di carta”, molteplice e stratificata, che vive nella letteratura come spazio di confluenza tra tempo, identità e paesaggio.