Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

MARTINA ALBANESE

Una revisione del metodo ADVP alla luce della prospettiva neurodidattica

  • Autori: Martina Albanese; Giuseppa Cappuccio
  • Anno di pubblicazione: 2025
  • Tipologia: Contributo in atti di convegno pubblicato in volume
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/683956

Abstract

Nel proprio percorso di sviluppo, i giovani affrontano compiti orientativi complessi che impongono un ripensamento delle competenze orientative generali/propedeutiche e delle modalità ottimali per raggiungerli (Marostica, 2012). Si ravvisa la necessita per il sistema educativo di ridefinire le strategie formative affinché siano efficaci in termini di orientamento dei soggetti e di modelli che orientino le scelte degli insegnanti. In questo scenario si inserisce il presente contributo che intende rileggere gli assi portanti del metodo ADVP (Activation du Developpement Vocationnel et Personnel), impianto di didattica orientativa per la formazione in corso dei giovani e degli adulti, nell’ottica dell’Educational Neuroscience. Questa scelta deriva dalla consapevolezza di cui si fa portavoce il framework teorico del Teaching Brain (Gola, 2024) per cui diventa necessario comprendere quali dinamiche sorreggono il funzionamento del cervello per strutturare percorsi e proposte didattiche che siano efficaci e trasformative. L’attività formativa dell’insegnante diventa catalizzatore dell’agency dello studente, in quanto orienta - e guida lo stesso ad auto-orientarsi - verso la riflessione, la scelta autentica e strategica e infine l’azione. Si sta parlando di quell’apprendimento attivo orientato alla promozione del benessere e della partecipazione degli alunni che l’Universal Design for Learning (UDL) (CAST, 2011), ad un livello macro, sponsorizza come educazione valida per tutti, con criteri attuativi concreti, che siano guida per la pratica degli insegnanti.