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D089 - CULTURA VISUALE

Presentazione e obiettivi formativi

Descrizione del progetto

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Il Dottorato di ricerca in Cultura visuale si propone come progetto formativo di terzo livello capace di incrociare ambiti diversi: Letteratura, Estetica, Storia dell’arte, Teoria dell’immagine, Teoria dei media e Tecnologie del digitale. 

La "Visual Culture" studia infatti gli aspetti culturali dell’esperienza visuale: dalla storia della percezione e degli sguardi ai media, dalle immagini alle istituzioni che le veicolano nel contesto di una determinata epoca e cultura. Tuttavia il successo di questa disciplina ha radici profonde, soprattutto nella storia dei Cultural Studies internazionali, e certamente corrisponde alla necessità di concepire lo studio della visualità e dell'immagine all’interno del più significativo "Cultural Turn" degli studi umanistici, e più nello specifico, nel contesto del cosiddetto "Pictorial Turn" che affronta le questioni poste dalla produzione, dalla circolazione e dal consumo globale delle immagini.

Si tratta di una disciplina che comprende i "Visual Studies" – nati nell’alveo dei Cultural Studies britannici e americani – la "Bildwissenschaft" (scienza dell’immagine) – con le sue prestigiose ascendenze nella scienza/storia della cultura tedesca tra Ottocento e Novecento – e la "Image Science" di recente proposta da W.J.T. Mitchell.

A questi approcci si aggiunge la "Bildanthropologie" inaugurata da Hans Belting, che oggi si rafforza grazie alla teoria dell’embodiment e allo studio dell’immagine dal punto di vista delle neuroscienze e delle scienze cognitive.

Anche la storia dell’arte, in tutte le sue versioni nazionali, la "philosophie de l’image" francese, oltre agli studi di teoria letteraria e di comparatistica impegnati sul fronte del rapporto tra immagine e parola, tra visuale e verbale, cercano da tempo punti di convergenza e un lessico comune grazie alla "Visual culture" internazionale. Inoltre non va dimenticato il notevole contributo degli studi di genere che hanno innovato con uno spirito antiessenzialista lo studio dello sguardo e delle pratiche visuali.

Gli studi contemporanei di cultura visuale sono pertanto impegnati a definire:

  • l’esperienza del fare-immagine, le questioni riguardanti la spettatorialità e le teorie dello sguardo;
  • l’ampio dibattito che dall’archeologia dei media si è evoluto in un’ecologia dei media;
  • lo studio dell’agency delle immagini in relazione ai comportamenti umani;
  • la svolta bioculturale e biotecnologica nelle teorie dell’immagine, dello sguardo e del dispositivo.

La cultura visuale contemporanea cerca inoltre di far fronte alla sfide lanciate oggi dalla “machine vision” e dall’Intelligenza artificiale (si pensi alle reti neurali, ai sistemi di pattern recognition, al vasto ambito di applicazione delle tecnologie della sorveglianza e delle cosiddette “operational images”), nonché dalle tecnologie di Virtual, Augmented, Mixed Reality.

  

Obiettivi del corso

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La Cultura visuale segna una convergenza tra gli studi culturali e la storia dell’arte, ma anche tra la psicologia, l’antropologia, la sociologia e la letteratura. Essa è al contempo uno strumento interdisciplinare che stimola il "visual turn" di altre discipline consolidate: dalla geografia alla comparatistica letteraria, dalla filosofia alla teologia, dalla politica all'antropologia. Gli studi di Cultura visuale hanno insegnato che il fare-immagine, la spettatorialità e i media/dispositivi, vanno compresi nel quadro di un’indagine sui comportamenti fondamentali dell’Homo sapiens e dunque all’interno di una biologia, più precisamente di un’ecologia, che spieghi il significato della relazione che la specie umana ha instaurato con le immagini, con gli sguardi e i dispositivi durante la propria evoluzione.

Il corso dottorale in Cultura visuale mira a formare giovani studiose/i in grado di affrontare tematiche interdisciplinari e metodologie che siano in grado di interpretare i complessi processi in cui le immagini sono coinvolte, in termini di rappresentazione, produzione, archiviazione (anche digitale), elaborazione e trasmissione. 

La formazione lungo i tre anni del corso mirerà quindi a fornire le basi teoriche e pratiche della disciplina ma anche ad aprire nuovi orizzonti esplorativi e innovativiPer questo motivo accanto a percorsi più “tradizionali” nel campo della storia dell’arte e della teoria letteraria, della teoria del cinema, della fotografia e della televisione, dell’estetica e delle discipline dello spettacolo, si proporranno percorsi innovativi che tengano presente le interazioni tra estetica e neuroscienze cognitive:

  • teoria e archeologia dei media (anche nel loro rapporto con la dimensione della corporeità/embodiment); 
  • le nuove tecnologie dell’immagine, e del suono, (sia per quanto riguarda le modalità di creazione e manipolazione dell’immagine e del suono attraverso diverse tecnologie, sia per quanto riguarda la comunicazione politica, le pratiche artistiche e i sistemi sociali di sorveglianza);
  • le questioni legate al sesso, al genere e ai generi per analizzare le pratiche, gli stili, i generi di particolari subculture attraverso le opere;
  • la globalizzazione e le pratiche transculturali (dall’analisi delle connessioni e/o delle collisioni tra rivendicazioni territoriali, tradizioni postcoloniali e circolazione globale, alle ricerche nel campo della memoria transculturale, dell’urbanizzazione, delle migrazioni, delle risorse planetarie e della precarietà);
  • le relazioni tra cultura e memoria (lo studio della memoria, come facoltà collettiva e individuale, in un mondo globalizzato;
  • i modi in cui la memoria può essere “bloccata” (da traumi o da forme di repressione politiche o psichiche);
  • le "environmental humanities and ecologies" (intese come pratiche e interventi che affrontano le ormai inevitabili questioni poste dalle crisi ambientali ed ecologiche, dalla “questione animale” alle sociologie della "everyday life");
  • gli studi sulla performatività (attraverso un ampio spettro di pratiche e registri culturali, come per esempio attività finzionali e di world-making, teatralità queer, immaginario popolare, performatività della resistenza);
  • gli "immersive environments" (prodotti dalle tecnologie di VR, AR, XR) e le loro applicazioni ai diversi ambiti della cultura (dallo spettacolo ai disabilities studies, alla graphic medicine etc.
  

Sbocchi occupazionali e professionali previsti

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Il Dottorato in Cultura visuale si pone come obiettivo la formazione di studiose e studiosi capaci di svolgere attività di ricerca e di docenza nelle Università e nelle istituzioni AFAM, in tutti gli ambiti disciplinari previsti dal ciclo di studi, nonché la formazione di esperti in grado di svolgere mansioni di alto profilo in istituzioni culturali quali musei, biblioteche, archivi, fondazioni e imprese culturali, nell’editoria e nei settori relativi alla formazione, alla direzione e al coordinamento delle loro attività. Ulteriori ambiti professionali previsti saranno più ampiamente connessi alla disseminazione del sapere e alle public humanities.

Gli studiosi e le studiose del Dottorato in Cultura visuale saranno in grado di operare con strumenti di comunicazione tradizionali e digitali, di partecipare attivamente all’ideazione, alla produzione e alla gestione di eventi culturali quali festival, rassegne, mostre, e di agire come mediatori fra organismi pubblici e privati.

I saperi e le competenze operative acquisite durante il triennio dottorale rappresentano inoltre uno strumento utile per interfacciarsi efficacemente con il mondo della pubblicità e del marketing.

Le dottoresse e i dottori di ricerca in Cultura visuale acquisiranno inoltre competenze, sia tecniche sia culturali, inerenti alle nuove tecnologie visive immersive, sviluppando capacità di integrazione nei contesti scientifici e industriali che ne prevedono l’applicazione.