Il paesaggio agrario italiano. Sessant’anni di trasformazioni da Emilio Sereni a oggi (1961-2021)
- Autori: Pidala', Andrea Marçel
- Anno di pubblicazione: 2023
- Tipologia: Capitolo o Saggio
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/594473
Abstract
La lettura del paesaggio agrario italiano effettuata da Emilio Sereni (Sereni, 1961) si offre, ancora oggi, a tutti noi sensibili al tema, come opera seminale, come punto di origine per analizzare e comprendere in modo più che efficace il mutamento del paesaggio italiano. Muovendo dagli studi condotti da Sereni sui giardini del Mediterraneo in Sicilia (Sereni, 1961, pag. 37) si è preso in esame l’area dei Nebrodi (che comprende anche l’area dell’antico insediamento di Alesa), in Sicilia. Sebbene i Nebrodi riscuotano oggi molta attenzione, in considerazione dei valori patrimoniali, antropologici, culturali, da autorevoli studiosi (Goethe, Consolo, Piovene, lo stesso Sereni…), artisti siciliani e anche dell’area dei Nebrodi (Guttuso, Mancuso Fuoco, Martorelli, Picking, …) in realtà è solo alla fine degli anni ‘80 dello scorso secolo che hanno ricevuto un riconoscimento istituzionale mediante la perimetrazione del Parco Naturale Regionale dei Nebrodi (1994) a testimonianza del pregio naturalistico, paesaggistico e dell’identità culturale locale contenuta in questo peculiare territorio. Tale riconoscimento, seppur necessario e indiscutibilmente meritevole, ha tuttavia selezionato, tutelando in maniera quasi integrale, in realtà, solo la metà del più vasto territorio geografico (quello che coincide prevalentemente con la dorsale appenninica, l’area più interna e rurale) dei Nebrodi lasciando al di fuori del perimetro del parco i contesti di pregio etno-antropologico, storico-artistico e paesaggistico. In tal senso oggi il paesaggio italiano presenta infinite criticità: sempre meno campagne e sempre più urbanizzazione, un’agricoltura altamente intensiva, un insistente fenomeno dell’abbandono, gran parte del territorio interno dimenticato, colpito da vari esodi, una rarefazione sociale, produttiva e un forte squilibrio dei servizi... (Magnaghi, 2020). Sulla scorta di queste premesse è evidente che i Nebrodi necessitino di una significativa rilettura, rivisitazione e reale comprensione dei grandi fenomeni umani e territoriali che oggi li rappresentano. È muovendo da queste letture che si potrà contribuire a ri-strutturare una visione alternativa, considerando la bioregione dei Nebrodi come matrice ecologica più vasta, una struttura che mantiene ancora i valori del giardino mediterraneo ma che, per frenare gli effetti devastanti del secolo urbano, per preservare ancora la sua bellezza e offrirsi come futuro habitat, necessita di un progetto complessivo di riequilibrio unitamente ad una ri-patrimonializzazione del paesaggio.