Il peso dell’Italia nella cooperazione allo sviluppo
- Autori: Biggeri, M.; Ciani, F.; Oskorouchi, H.R.
- Anno di pubblicazione: 2014
- Tipologia: Capitolo o Saggio
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/689706
Abstract
Ogni anno, nel mese di aprile[1], l’OCSE-DAC presenta i dati dell’APS dei paesi donatori[2]. Nel 2013 l’Italia si è assestata sullo 0,16% del rapporto APS-PNL (ovvero 3.252,64 milioni di dollari)[3], risultato relativamente buono rispetto alle precedenti performance, considerando che il 2012 aveva registrato il rapporto più basso degli ultimi dieci anni (0,14%) e che nel 2013 la cooperazione italiana è riuscita a centrare l’obiettivo che il Documento di economia e finanza (DEF) del governo Letta aveva stabilito (0,15-0,16%) (cfr. FIG. 5.1). Tuttavia, la distanza dell’Italia dalla media dei paesi DAC e dell’Unione Europea rimane ampia: nel 2013 la media dei paesi DAC si è assestata sullo 0,3% del rapporto APS-PNL, mentre la media dei paesi dell’Unione Europea a 28[4] è arrivata a 0,41%[5]. In generale, i dati DAC relativi agli aiuti esborsati dei paesi dell’OCSE mostrano un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti: 17 dei 28 paesi DAC hanno infatti aumentato il loro impegno nel settore della cooperazione internazionale con un esborso totale di 134,8 miliardi di dollari, pari a una crescita globale del 6,1% in termini reali rispetto al 2012, toccando così il livello massimo mai raggiunto. Siamo però in presenza di una riallocazione degli aiuti: analizzando in dettaglio i dati ci si accorge di come il vero incremento abbia interessato prestiti e altri strumenti finanziari a carattere concessionale, mentre la percentuale degli aiuti a dono è aumentata solo del 3,5%, con esclusione della remissione del debito.
