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ANTONIO BELLINGRERI

L'esodo dalla propria generazione

Abstract

Il testo sviluppa l'intuizione che, in primo luogo, la disposizione dei padri ad apprendere dai figli deve avere una parte essenziale e costitutiva nel lavoro educativo; e, in secondo luogo, che la testimonianza discreta, la verità umile dei padri, intercetta bene la domanda fortissima di paternità che c’è nei figli. I padri dunque hanno bisogno dei figli così come i figli hanno bisogno dei padri. Si può dire che ci troviamo di fronte ad un modo nuovo di concepire l’educazione? In effetti è un’idea nuova, alla quale forse non abbiamo mai, più di tanto, pensato: essa significa che l’educazione non può essere concepita come una trasmissione lineare, per così dire, dalle generazioni antecedenti a quelle successive; trattandosi piuttosto di un’azione bidirezionale, che va concepita come opera comune e che esige, sia dai padri che dai figli, di diventare membri di generazioni diverse, compiendo un vero e proprio esodo dalla propria generazione. Questo «migrare altrove», come lo definisco nel testo, aiuta a comprendere l’educazione come opera di riconoscimento reciproco, degli educatori e degli educandi; accade quando entrambi pervengono a vedersi ed intendersi all’interno di un comune, più vasto orizzonte di senso.