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ETTORE SESSA

Pietro Scibilia: l'etica della professione

Abstract

PIETRO SCIBILIA: L’ETICA DELLA PROFESSIONE La storiografia dell’architettura siciliana d’età contemporanea vanta una rimarchevole aliquota di studi specifici su alcuni suoi esponenti di primo piano (sia nati nell’isola come pure trasferitivisi proprio per svolgervi l’attività professionale); ma va detto, però, che pochi di essi sono stati tradotti in volumi monografici, prevalendo piuttosto le trattazioni in forma di saggio o di articolo, e solo di recente la collana Architetti in Sicilia, diretta da Maria Giuffrè e da Maria Luisa Scalvini per le edizioni Flaccovio, ha dato il via ad una serie di monografie su protagonisti dell’architettura in Sicilia che comprende anche l’età contemporanea. All’interno della vasta produzione scientifica sull’architettura siciliana dei secoli XIX e XX è d’obbligo, inoltre, operare qualche distinzione: mentre lo stato della conoscenza dell’operato dei progettisti (architetti, ingegneri e geometri) attivi in Sicilia nella prima metà dell’età contemporanea, cioè nel periodo che dallo scorcio del XVIII secolo si estende a tutto l’Ottocento, permette di delineare un compiuto panorama di “civiltà” professionale e intellettuale, sia pure ancora perfettibile, gli studi sulla cultura architettonica della seconda parte dell’età contemporanea, cioè quella relativa al Novecento e al primo decennio del secolo attuale, nonostante i progressi degli ultimi tre lustri, sono ben lungi dall’aver esaudito i tanti interrogativi storiografici pregressi. Fra le poche monografie su progettisti del Novecento attivi in Sicilia, a parte quelle annoverate nelle vaste bibliografie su Ernesto Basile e su Giuseppe Samonà o su quelle di figure di altrettanto rilievo ma d’oltrestretto, e quindi solo occasionalmente o temporaneamente operanti nell’isola (come Enrico Del Debbio, Vittorio Gregotti, Ernesto Bruno La Padula, Francesco Marescotti, Angiolo Mazzoni, Franco Minissi, Marcello Piacentini, Pietro Porcinai, Franco Purini, Carlo Scarpa, Francesco Venezia, Marco Zanuso e altri), ricordiamo i volumi su Camillo Autore, su Salvatore Benfratello, su Enrico Calandra, su Salvatore Cardella, su Salvatore Caronia Roberti, su Francesco Fichera, su Saverio Fragapane, su Francesco La Grassa, su Domenico Massimo Nuzzo, su Filippo Re Grillo e su Giuseppe Spatrisano. Della personalità schiva e tuttavia incisiva di Pietro Scibilia, la cui attività progettuale è stata improntata al conseguimento del risultato sicuro più che ai compiacimenti alla moda oppure ai sinceri slanci innovativi, il volume di Nunzio Scibilia e di Federica Scibilia ci restituisce la complessità e l’operosità, aggiungendo un’altra preziosa testimonianza per la valutazione di quella compagine di progettisti di qualità che seppero operare in Sicilia con discrezione nel segno di una sentita responsabilità professionale; un senso di responsabilità che, in particolare, garantì a Palermo il dignitoso, ma certamente non indolore, passaggio dalla grande stagione della “piccola capitale dell’Art Nouveau” (come ebbe a definirla Leonardo Sciascia), quando la città si era mostrata degna erede di cinquant’anni di propositività imprenditoriale e di slanci artistico-architettonici e socio-culturali, al drastico ridimensionamento negli anni del Ventennio e della Ricostruzione a contesto urbano periferico, con vocazione terziaria e ciclicamente in odore di deriva provinciale.