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LIVIA ROMANO

Aldo Capitini e la riforma della scuola pubblica nell’Italia degli anni Sessanta

Abstract

Questo articolo ricostruisce gli anni della militanza del pedagogista italiano Aldo Capitini nell’ADESSPI (Associazione per la Difesa e per lo sviluppo della Scuola Pubblica). Dall’esame di diverse fonti, quali opere dell’autore (carteggi, dispense dei corsi universitari, volumi, articoli), pubblicazioni ministeriali, letteratura critica, ma anche pubblicazioni dell’associazione e degli altri soci dell’ADESSPI, è emerso il ruolo di primo piano che Capitini svolse all’interno del movimento di riforma della scuola italiana degli anni Sessanta, impegnandosi in prima persona nella progettazione e nella stesura delle sue linee programmatiche. I temi a cui egli dedicò maggiormente la sua militanza, durante la battaglia dell’ADESSPI contro le decisioni parlamentari e in difesa di una scuola democratica, furono: la scuola-comunità come luogo di realizzazione dell’omnicrazia (potere di tutti), l’insegnamento di una religione aperta, l’educazione civica, la questione del latino e la formazione continua degli insegnanti. Erano temi attraverso cui Capitini sperava di realizzare, in concrete pratiche educative, la sua pedagogia della compresenza di tutti, premessa teorica di un’educazione omnicratica: l’istruzione scolastica aveva il compito di fornire gli strumenti necessari affinché si realizzasse la partecipazione di tutti e dal basso alla vita democratica. Le sue idee sulla scuola del futuro, alla quale Capitini affidava il compito di combattere l’autoritarismo in modo nonviolento, furono fonte d’ispirazione per i giovani del movimento studentesco che, sul finire degli anni Sessanta, si battevano per una scuola che da luogo di riproduzione di ideologie conservatrici diventasse luogo di crescita umana.