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LIVIA ROMANO

Il futuro della politica nella coscienza delle nuove generazioni

Abstract

La questione della politica che, nel tempo delle incertezze, viene sempre più vissuta come qualcosa di estraneo alla vita quotidiana, si presenta ancora più complessa se affrontata dal punto di vista dei giovani, i cosiddetti “figli del disincanto”, i quali mostrano diffidenza nei confronti delle istituzioni politiche, percependole come qualcosa di cui è meglio non fidarsi e che va evitato. È pertanto pensabile oggi, nel tempo della globalizzazione, formare i giovani alla cura del bene comune? Come rilanciare una politica che sia dei giovani e finalizzata alla loro emancipazione? Sono interrogativi che oggi, nel tempo della post-modernità, esigono soluzioni di natura pedagogica: educare i giovani ad una nuova politica presuppone come inscindibile il rapporto dialettico tra pedagogia e politica. La politica viene valorizzata alla luce di una “pedagogia del risveglio” che fa sperare nella costruzione di un ordine mondiale di convivenza per l’umanità: solo un risveglio della coscienza politica collettiva può far riscoprire la fiducia nella relazione con l’altro. Si tratta di formare ad una nuova coscienza politica promuovendo un cambiamento profondo e radicale attraverso prassi educative che siano volte ad un’elevazione della coscienza individuale e collettiva, ad un vero e proprio risveglio, nel senso di una «nascita di ognuno all’unicità del suo essere personale». Per potere trasformare i giovani spettatori e consumatori in cittadini attivi e consapevoli, è necessario tornare al senso originario della politica come qualcosa che è per il polites, per un cittadino non più identificato con lo Stato-nazione, ma il cui orizzonte si è così allargato da comprendere l’intero pianeta. Si tratta pertanto di educare ad una nuova cittadinanza planetaria, responsabile e aperta, non più limitata alla vecchia educazione civica volta a formare i cittadini dello Stato-nazione, ma che coinvolga tutta l’umanità nella condivisione della cura del bene comune. Educare ad una nuova cittadinanza politica implica, infatti, il riconoscimento reciproco delle identità e riguarda, in ultima istanza, la formazione di una nuova generazione, consapevole e responsabile, che riconquista il senso dell’umano e dà vita ad una coscienza planetaria rinsaldando i legami di solidarietà sociale.