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MANOELA PATTI

Meglio “fuori” che dentro. Palermo contro il manicomio

Abstract

La storia della rivoluzione di Franco Basaglia ha tra i suoi simboli più emblematici l’abbattimento di muri e cancelli del manicomio, gesto radicale che sancisce il rifiuto dell’esistenza di una separazione tra una “città dei folli” e una “città dei sani”. Istituzione totale e segregante, il manicomio è stato storicamente misura della democraticità della società, rappresentandone limiti e contraddizioni, specie attraverso il suo complesso rapporto con il “fuori”. Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento la trasformazione della relazione tra “dentro” e “fuori”, e dunque tra città e manicomio, è stata uno degli obiettivi principali del movimento di lotta anti-istituzionale e di rinnovamento psichiatrico in Italia. Il contributo si focalizza sul caso delle lotte per la deistituzionalizzazione intorno all’ospedale psichiatrico di Palermo Pietro Pisani: costruito nel 1878 in un’area oggi inglobata nella città, ha rappresentato una delle più vaste istituzioni asilari del Sud, in cui alla metà degli anni Settanta erano ancora internate più di 2.500 persone. In particolare, il contributo si focalizza sul modo in cui nel decennio precedente all’approvazione della Legge 180 i tentativi di trasformare dall’interno l’istituzione si intrecciarono con la contestazione del manicomio “dal basso” e “dall’esterno”.