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ANDREA MARÇEL PIDALA'

Il paesaggio agrario italiano. Sessant’anni di trasformazioni da Emilio Sereni a oggi (1961-2021)

Abstract

La lettura del paesaggio agrario italiano effettuata da Emilio Sereni (Sereni, 1961) si offre, ancora oggi, a tutti noi sensibili al tema, come opera seminale, come punto di origine per analizzare e comprendere in modo piĂ¹ che efficace il mutamento del paesaggio italiano. Muovendo dagli studi condotti da Sereni sui giardini del Mediterraneo in Sicilia (Sereni, 1961, pag. 37) si è preso in esame l’area dei Nebrodi (che comprende anche l’area dell’antico insediamento di Alesa), in Sicilia. Sebbene i Nebrodi riscuotano oggi molta attenzione, in considerazione dei valori patrimoniali, antropologici, culturali, da autorevoli studiosi (Goethe, Consolo, Piovene, lo stesso Sereni…), artisti siciliani e anche dell’area dei Nebrodi (Guttuso, Mancuso Fuoco, Martorelli, Picking, …) in realtĂ  è solo alla fine degli anni ‘80 dello scorso secolo che hanno ricevuto un riconoscimento istituzionale mediante la perimetrazione del Parco Naturale Regionale dei Nebrodi (1994) a testimonianza del pregio naturalistico, paesaggistico e dell’identitĂ  culturale locale contenuta in questo peculiare territorio. Tale riconoscimento, seppur necessario e indiscutibilmente meritevole, ha tuttavia selezionato, tutelando in maniera quasi integrale, in realtĂ , solo la metĂ  del piĂ¹ vasto territorio geografico (quello che coincide prevalentemente con la dorsale appenninica, l’area piĂ¹ interna e rurale) dei Nebrodi lasciando al di fuori del perimetro del parco i contesti di pregio etno-antropologico, storico-artistico e paesaggistico. In tal senso oggi il paesaggio italiano presenta infinite criticitĂ : sempre meno campagne e sempre piĂ¹ urbanizzazione, un’agricoltura altamente intensiva, un insistente fenomeno dell’abbandono, gran parte del territorio interno dimenticato, colpito da vari esodi, una rarefazione sociale, produttiva e un forte squilibrio dei servizi... (Magnaghi, 2020). Sulla scorta di queste premesse è evidente che i Nebrodi necessitino di una significativa rilettura, rivisitazione e reale comprensione dei grandi fenomeni umani e territoriali che oggi li rappresentano. Ăˆ muovendo da queste letture che si potrĂ  contribuire a ri-strutturare una visione alternativa, considerando la bioregione dei Nebrodi come matrice ecologica piĂ¹ vasta, una struttura che mantiene ancora i valori del giardino mediterraneo ma che, per frenare gli effetti devastanti del secolo urbano, per preservare ancora la sua bellezza e offrirsi come futuro habitat, necessita di un progetto complessivo di riequilibrio unitamente ad una ri-patrimonializzazione del paesaggio.