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GIOVANNI MARRONE

Bestialit: culture animali

Abstract

Il titolo di questo intervento – bestialità – si può leggere in due modi: come tema del discorso (parlo di bestialità) e come valore dell’enunciazione (dico bestialità). In questo secondo caso, si intende ‘bestialità’ alla francese, cioè bêtise, che significa ‘stupidità’, la celebre cretineria che ha affascinato molti scrittori (Montaigne, Flaubert, Barthes…)1, ma anche, in un’accezione di senso non del tutto contrapposta, ‘animalità selvaggia’, l’essere bestia nel senso di non avere modi civili, non possedere adeguata educazione, sufficiente cultura; insomma: comportarsi da bestia, ma anche essere ridotti alla stregua di bestie2. Il sottotitolo dell’intervento – culture animali – fa scattare un’isotopia un po’ più precisa: quella della relazione natura/cultura e del suo oltrepassamento ossimorico verso una sorta di ‘natura culturale’ o – ma non è lo stesso – ‘cultura naturale’.