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PIETRO COLLETTA

Le chiavi del cor di Federigo: Pier della Vigna tra politica e letteratura

Abstract

Capuano di origini “borghesi”, Pier della Vigna dopo gli studi universitari, probabilmente (ma non è certo) compiuti a Bologna, iniziò una carriera di successo nell’amministrazione imperiale che lo portò ad essere prima giudice della Magna Curia, in seguito protonotaro e logoteta, di fatto a capo della cancelleria del regno. Impegnato almeno dal 1230 in numerose missioni diplomatiche per conto di Federico II, Pier della Vigna negli anni trenta e quaranta del XIII secolo, fino alla caduta in disgrazia del 1249, fu il principale dictator di parte imperiale e si incaricò di scrivere gran parte delle epistole e dei documenti con i quali si combatté il violento scontro politico e diplomatico fra l’imperatore e i papi Gregorio IX prima e Innocenzo IV dopo. Il cosiddetto Epistolario di Pier della Vigna, che raccoglie, insieme con i suoi, anche testi non scritti da lui, contiene circa 550 tra manifesti, privilegi, mandati, epistole e documenti vari. Diffusa nel tardo Medioevo nelle cancellerie di tutta Europa, dove fu considerata modello sommo di ars dictaminis, la silloge è tràdita, in varie forme e tipologie di raccolta, da circa 250 manoscritti ed è senza alcun dubbio un documento letterario di primaria importanza, sia dal punto di vista retorico e culturale, che come fonte storica per la ricostruzione delle vicende del XIII sec.