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MARINA CALOGERA CASTIGLIONE

L’impostura di un siciliano arcaico. Troppu trafficu ppi nenti allo specchio dialettale e lessicografico

Abstract

Nonostante una carriera teatrale trentennale, Andrea Camilleri non scrisse nulla di specificamente destinato al palcoscenico, con la sola eccezione dell'atto unico giovanile Giudizio a mezzanotte, che in seguito rinnegò. Il suo ritorno alla scrittura teatrale avvenne sotto forma di un adattamento dialettale siciliano, scritto in collaborazione con Giuseppe Dipasquale: Troppu trafficu ppi nenti (2011), basato su Molto rumore per nulla di Shakespeare. L'incontro di Camilleri con Shakespeare risale all'infanzia, simboleggiato da un teschio di nome Yorick nello studio dello zio Alfredo, ma le rappresentazioni teatrali delle opere del Bardo sono assenti dalla sua carriera. L'ipotesi di un'origine siciliana del drammaturgo di Stratford-upon-Avon spinse maestro e discepolo a ricostruire una versione archetipica dell'opera in dialetto messinese del XVII secolo. Questo articolo non si concentra principalmente sulle scelte drammaturgiche, ma piuttosto su quelle linguistiche. Per confrontare le intenzioni esplicite con le realizzazioni concrete, vengono analizzate le caratteristiche fonetiche del messinese e delle varietà dialettali dei due autori, insieme agli strumenti lessicografici impiegati, per valutare se le forme linguistiche utilizzate siano attribuibili maggiormente a Camilleri o a Dipasquale.