Skip to main content
Passa alla visualizzazione normale.

SERGIO BONANZINGA

La zampogna a chiave in Sicilia

Abstract

Esistono in Sicilia due diverse varietà di zampogna (ciaramedda), caratterizzazioni regionali del più tipico strumento a fiato del contesto agropastorale mediterraneo. In quasi tutta l’Isola è presente la zampogna “a paro”, la cui denominazione si deve all’eguale misura delle due canne melodiche. A questo arcaico aerofono, specialmente associato al repertorio da danza, si affianca uno strumento più “moderno”, riconducibile per fattura e repertorio alla tradizione musicale barocca: la zampogna “a chiave”, esclusivamente diffusa nel territorio di Palermo-Monreale, dove è stata probabilmente importata da Napoli nei primi decenni del Settecento. Quest’ultimo strumento si qualifica per una vocazione esclusivamente devozionale (il suo impiego è limitato al periodo del Natale) e le sue origini sono denotate dal repertorio tuttora praticato, in buona parte riferibile alla musica sacra organistica di epoca barocca. Oggi lo strumento suona esclusivamente in minore, mentre in passato si utilizzava anche una seconda chiave che permetteva il passaggio al modo maggiore della stessa tonalità d’impianto. Mentre gli ultimi suonatori palermitani sono scomparsi negli anni Settanta del Novecento, alcuni zampognari di Monreale hanno conservato un sapere integro che ha permesso di documentare ogni fase del loro “mestiere”: dalla costruzione delle ance di canna e dell’otre in pelle di capra alla tornitura delle parti in legno; dall’accordatura e diteggiatura dello strumento alla documentazione contestuale (sonora e/o audiovisuale) delle esibizioni del periodo natalizio (novena dell’Immacolata, novena di Natale, ottava dell’Epifania). Il volume propone inoltre un’ampia documentazione (immagini, testimonianze etnografiche, trascrizioni musicali su pentagramma, audioregistrazioni) destinata a delineare la vicenda storica di uno strumento musicale che occupa un posto peculiare nell’ambito del panorama organologico siciliano: prodotto di saperi che si situano all’incrocio fra pratiche paraliturgiche ufficiali (nelle chiese) e forme della devozione popolare (presso le abitazioni dei fedeli), fra artigianato urbano (lavorazione delle parti in legno) e competenze costruttive di matrice agropastorale (realizzazione delle ance e dell’otre), fra trasmissione orale del repertorio poetico-musicale e processi compositivi originariamente legati alla scrittura.