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ROSA MARIA VITRANO

The rediscovery of nature: the lost innocence of the digital world

Abstract

L’impatto della nostra impronta ecologica legata al tasso di crescita incontrollato della tecnologia digitale sta portando ad un aggravamento degli squilibri ambientali esistenti. Il digitale e i new media che fino a ieri ci apparivano una terra promessa dell’emancipazione umana, oggi rilevano enormi effetti inquinanti sulla biosfera che devono essere obbligatoriamente evidenziati. Nel contributo si intende sottoporre a indagine le cause della “perduta innocenza” del mondo digitale anche attraverso una ricostruzione analitica sui fenomeni che sino a poco tempo fa venivano percepiti come veicoli immateriali, assolutamente non invasivi per l’ambiente e dalle straordinarie potenzialità di progresso, democratizzazione e crescita economica. La digitalizzazione è oggi investita dal peso di un dilagante inquinamento a cui non riesce a sottrarsi. A questo si aggiunge il peso sociale determinato dalla commercializzazione, dalla sorveglianza e dalla violazione della privacy, spesso evidenziato all’interno del dibattito pubblico, soprattutto, dalle diverse comunità scientifiche di settore ma anche da aziende e istituzioni pubbliche. Si assiste negli ultimi anni al proliferare di una letteratura sempre più nutrita sui temi relativi all’impatto ambientale delle TIC: i media digitali sono valutati come fattori di inquinamento che esercitano un ruolo sempre più rilevante nella crisi ecologica globale. Il digitale è stato associato all’immaterialità, alla leggerezza, addirittura in taluni studi come essa stessa sinonimo di azione “green”. Le tecnologie della comunicazione, rivelando la loro fisicità [Balbi, 2016] hanno l’obbligo di porre rimedio ad un inquinamento ambientale che si rivela globale, incontrollabile e inarrestabile.