Skip to main content
Passa alla visualizzazione normale.

CALOGERO VINCI

La costruzione in ferro e vetro nelle chiusure. Lucernari, serre e pensiline nella Palermo di fine ‘800

Abstract

Nel corso del XIX secolo l’interesse nei confronti di temi quali il soleggiamento degli edifici, la qualità dell’illuminazione naturale degli ambienti, l’igiene visiva e l’aerazione dei locali interni è testimoniato dalla diffusione di numerose pubblicazioni specialistiche. Si riteneva infatti che la luce solare contribuisse alla salubrità delle città e degli ambienti confinati attraverso l’azione battericida che essa esplicava sui microrganismi, contribuendo all’eliminazione dell’umidità dalle murature ed al riscaldamento degli ambienti. L’irraggiamento solare poteva inoltre contribuire ad innescare flussi d’aria grazie alla differenza di temperatura tra le varie parti dell’edificio, oltre che a migliorare le condizioni di igiene visiva. Il tema del soleggiamento e dell’illuminazione naturale trova così un riferimento diretto nei precetti igienico-salubri, nel “disegno” di città immaginato in quel secolo dagli urbanisti e nella qualità dell’illuminazione naturale degli ambienti, in particolare attraverso un interessante, e per quei tempi talvolta “utopico”, uso delle chiusure in ferro e vetro, materiali innovativi capaci di dar forma ad architetture salubri. Se a scala urbana lo studio della morfologia degli isolati e dei singoli edifici consentiva di realizzare le migliori condizioni di soleggiamento, a scala edilizia lo studio del modo in cui la luce penetrava e si distribuiva all’interno degli ambienti condusse all’esame da parte degli igienisti delle problematiche legate all’igiene visiva, in particolare nelle aule scolastiche, e all’approfondimento da parte degli ingegneri e degli architetti delle condizioni ottimali di illuminazione naturale degli ambienti confinati. La diffusione del vetro e delle grandi chiusure vetrate contribuì non solo alle definizione di un nuovo linguaggio architettonico, ma anche alla creazione dell’archetipo di un’“architettura salubre” divulgata grazie anche alle più importanti realizzazioni legate alle Esposizioni ottocentesche ed agli interventi di risanamento urbano. Negli ultimi anni, la maggiore attenzione nei confronti della qualità ambientale degli edifici e il manifestarsi di un crescente interesse nei confronti dei sistemi di refrigerazione che consentono il minimo ricorso all’impiantistica – anche in un’ottica di risparmio energetico - hanno riproposto ai progettisti l’opportunità dell’uso della luce e della ventilazione naturale quale risposta all’istanza di sostenibilità nella progettazione. In un recente passato, la possibilità di ricorrere a soluzioni impiantistiche complesse ed oggi non più sostenibili dal punto di vista energetico, aveva infatti distratto l’attenzione dei progettisti da soluzioni che prevedevano la valorizzazione e l’uso di queste risorse; tale circostanza è confermata dalfatto che nei manuali tecnici della seconda metà del XX secolo si riscontra una progressiva riduzione della trattazione riservata a tali argomenti, a vantaggio di sistemi tecnologicamente più avanzati. Nel tempo si è così assistito all’abbandono di tecniche costruttive ed accorgimenti progettuali fortemente caratterizzanti le architetture realizzate tra Ottocento e Novecento, non solo risguardo all’aspetto impiantistico, ma anche a quello compositivo e distributivo. In quest’ottica un approccio criticamente contemporaneo agli studi degli ingegneri igienisti sull’illuminazione e sulla ventilazione naturale, in rapporto ai sistemi costruttivi ed alle soluzioni tecnologiche, ma anche agli stessi materiali da costruzione, potrebbe fornire validi spunti per un recupero compatibile dell’esistente e per una progettazione sostenibile del nuovo.