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GIOVANNI TRAVAGLIATO

«Undique circumstant, mersisque in corpore rostris dilacerant dominum». L’uomo/Atteone che si difende dai cani e il Pio Pellicano due figurae Christi passi nel candelabro per il cero pasquale della Cappella Palatina di Palermo

Abstract

Il saggio analizza il portacero pasquale della Cappella Palatina di Palermo, un capolavoro della scultura romanica siciliana del XII secolo, attribuito al’“Maestro dei putti”. L’autore esplora la complessa iconografia del manufatto, evidenziando le raffigurazioni di due figure christiche: un uomo assalito dai cani, simbolo delle sofferenze del Servo di Jahvè e delle sofferenze di Cristo, e un pellicano che nutre i suoi pulcini, simbolo di amore e sacrificio. Viene approfondita la possibile origine delle fonti iconografiche, tra cui modelli classici, mitologici e biblici, e il loro significato cristologico e simbolico nel contesto liturgico. La raffigurazione precoce di queste figure nel contesto occidentale, tra XII e XIII secolo, rappresenta una delle prime attestazioni di tali iconografie nel mondo cristiano.