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GIUSEPPE SORTINO

Le pesche di Leonforte, tradizione e apprezzamento dei mercati

Abstract

Il rilevante potenziale genetico della pesca origina in Sicilia un notevole patrimonio varietale con cicli fenologici idonei a creare epoche di maturazione dei frutti la cui durata si prolunga fino all’autunno. Tale diversità dei cicli fenologici, legata alla presenza in Sicilia di un bioclima caratterizzato da 6 differenti termotipi e 7 ombrotipi che originano 23 tipi bioclimatici, ha ben presto messo in luce le caratteristiche vocazionali di specifici areali produttivi. In particolare, negli areali interni e collinari, ad altitudine compresa tra 300 e 750 m s.l.m., si è affermata la produzione di frutti in epoca medio-tardiva basata su varietà di tipo tradizionale, a polpa bianca o gialla, fondente e non fondente (Caruso et al., 2006). È una peschicoltura tradizionale, diffusa negli areali dei monti Sicani e della Valle del Platani, dell’Etna e della Valle Alcantara, di Leonforte e Caltagirone, dove si trovano prevalentemente impianti di cultivar autoctone (Pesche di Bivona o Montagnole, pesche di Moio,“sbergie”, “tabacchiere” e pesche di Leonforte). Numerose cultivar-popolazioni, di genealogia spesso sconosciuta, sono state coltivate in orti familiari o piccoli impianti commerciali, propagate spesso per seme e selezionate tra il vasto germoplasma autoctono dagli stessi agricoltori, diffondendosi poi in tutta la Sicilia (Caruso e Sottile, 1999). Si tratta di produzioni affermatesi per le ottime caratteristiche merceologiche, guadagnandosi la preferenza del consumatore siciliano (Sottile, 2002).