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ROSA MARCHESE

Niente è come prima. Per una pragmatica del cambiamento nel "Dialogus de oratoribus" di Tacito

Abstract

Il "Dialogus de oratoribus" di Tacito permette di compiere, nelle sue battute iniziali, un sondaggio sulla punteggiatura dell’offesa, mentre nel suo svilupparsi come testo che riproduce una interazione comunicativa tra i personaggi consente di osservare il modo in cui ognuno di questi rileva e affronta il problema che l’autore ha annunciato di voler rappresentare in apertura: perché la sua epoca «deserta e privata dalla gloria riconosciuta dell’eloquenza conservi a stento persino il nome di “oratore”»(1.1). Gli strumenti della pragmatica della comunicazione ci saranno utili per comprendere come al "cur" iniziale Tacito risponda mettendo in scena il “che cosa” accade nello scambio comunicativo interno all’opera, e ci incoraggeranno a leggere nel confronto/conflitto tra presente e passato la diagnosi di una connessione paradossale tra persistenza e cambiamento. Intorno alla convinzione condivisa che “niente è come prima”, gli interlocutori del Dialogus formuleranno posizioni diverse su come mai questo accada e su che cosa sia necessario fare. La rilettura del testo attraverso questa prospettiva di analisi offrirà auspicabilmente anche un ripensamento di alcune questioni interpretative che nel tempo si sono depositate su di esso: per esempio la questione dell’ambiguità, dell’incoerenza interna al personaggio di Materno, come pure la sensazione di irrisolta apertura del finale dell’opera.