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GIUSEPPE MARSALA

Trasformabilità del Moderno (La Repubblica - Palermo)

Abstract

Quale pregiudizio accompagna oggi la città e l'architettura moderna? Quale giudizio ne danno i suoi principali fruitori - cioè la maggioranza dei cittadini del nostro tempo - che la abitano, la consumano, la attraversano e che spesso, senza forse sapere perchè, ne parlano male? Qual è la fortuna critica che accompagna una esperienza che si accinge a compiere un secolo, strattonata tra nostalgie storicistiche (ancora?) e ideologiche caricature di futuro? Eppure l'architettura moderna mostra una attitudine al cambiamento e ad una trasformabilità che non disattenda i propri presupposti, comune forse a poche esperienze costruttive della storia dell'architettura. E proprio la capacità di rigenerarsi senza perdere identità, la fluidità della propria struttura costitutiva ("...la modernitè c'est le transitorie" diceva Baudelaire), e la capacità di accogliere i cambiamenti senza perdere il nocciolo del proprio contenuto originario, sembrano essere le condizioni indispensabili per vivere il nostro tempo. E dunque per abitarlo. Una modernitè - intesa come una condizione dell'anima in cui il tempo(raneo) e il transitorio prendono il posto della durata - sembra costituire l'ontologia dell'architet-tura moderna e contemporanea.