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NUNZIO LA FAUCI

Cinema e parole

Abstract

Partendo dall’osservazione che c’è lingua nel cinema e c’è cinema nella lingua, questo piccolo libro mostra la pertinenza di ambedue i membri di questa osservazione e lo fa da prospettive originali e inconsuete, facendo del cinema un’occasione per occuparsi di lingua e della lingua un modo per parlare di cinema. Ecco allora che, indagando i modi del funzionamento di una famosa gag linguistico di Totò e Peppino, si mette in luce l’ambiguità del titolo e, conseguentemente, dell’interpretazione complessiva della pellicola più celebrata e ricordata di Ettore Scola. I tratti espressivi dell’attore Nanni Moretti diventano strumento per comprendere i caratteri ispiratori del Nanni Moretti regista. Nel tema linguistico di un film di fantascienza di Denis Villeneuve (e nel racconto di Ted Chiang cui la pellicola si ispira) si coglie la metafora della condizione dell’écrivain, per dirla con Roland Barthes, in opposizione all’écrivant. Si dipana il nocciolo narrativo dell’affascinante e perturbante narrazione guerresca di un film di Christopher Nolan, come Dunkirk, con le categorie linguistiche del tempo e dell’aspetto e con altri strumenti dell’analisi retorica. Si mostra come in recenti pellicole di Robert Redford e di Clint Eastwood, due vegliardi cineasti dalle posizioni morali, se non politiche, apparentemente opposte, serpeggi spiritualmente un motto umanistico di antichissima tradizione culturale. Nel palindromo onomastico e narrativo di un altro film di Nolan, opera molto discussa, si rintracciano specifiche corrispondenze sistematiche dell’attuale conflitto ideologico (e non soltanto ideologico) tra futuro e presente. Nella parola dei personaggi o, forse meglio, delle persone dell’ultima opera di Marco Bellocchio, Marx può aspettare, si legge l’ironia che già la tragedia antica proponeva come definitivo orizzonte delle relazioni famigliari e del destino umano. Infine, e quasi come contrappasso, con l’osservazione dell’uso dei tempi verbali in tre noti passi dei Promessi Sposi, si dice come Alessandro Manzoni facesse cinema attraverso l’uso delle parole. Nelle nove parti, di cui si compone questo volume, fatto di cinema e parole, il lettore scoprirà come una coltivata sensibilità linguistica dell’orecchio e dell’occhio della mente possano far crescere il piacere che film e romanzi di qualità procurano a chi vi assiste e a chi li legge.