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LUCIANO LANDOLFI

Dèi d'Oriente, miti d'Oriente: icone e simboli nella poesia di Properzio

Abstract

Nei riguardi delle divinità orientali l'elegia di Properzio assume un atteggiamento di distacco ideologico piuttosto marcato, tanto più significativo in quanto, ad es., la figura di Bacco/Dioniso aveva trovato sia nella produzione bucolica sia in quella didascalica di Virgilio, oltre che nella lirica oraziana, significativa accoglienza negli anni in cui Ottaviano andava costruendo la propria immagine politica e traeva dal battage antoniano icone e simboli da introdurre all'interno della propria pubblicistica. La ripetuta presenza del dio tracio nella raccolta di Properzio diviene pertanto occasione preziosa per imbastire soprattutto sceneggiature metaletterarie o evocare quadri di investiture poetiche. Anche per quanto concerne Cibele, dea destinata a far parte dei cognata numina della gens Iulia, Properzio finisce per accordarle uno spazio ristretto, riservato alla descrizione di cerimonie orgiastiche o, viceversa, di memorie antiquarie connesse a figure emblematiche della storia repubblicana, quali Claudia Quinta o la vestale Emilia. Per quanto attiene ad Iside, la connessione con il personaggio di Cleopatra, nuova Iside, predispone il poeta all'impiego di accenti ironici e polemici, in linea con la tradizionale avversione romana nei confronti dell'Egitto e dei suoi dèi (i cui aspetti teratologici colpiscono in particolar modo l'immaginario dei Romani, specialmente nel caso di Anubi), sfumandone gli estremi tramite il cenno alla castità imposta dai riti isiaci alla puella e risolvendo in un'apparente dissidio personale con la divinità nilotica gli echi di una ben più ampia presa di distanza del regime nei suoi stessi confronti.