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FABIO LA MANTIA

Dioniso interculturale. Gli adattamenti classici di Tadashi Suzuki

Abstract

Questo studio considera il fenomeno del teatro interculturale, esemplificandolo attraverso un caso specifico: le produzioni delle Baccanti di Tadashi Suzuki. Parlo di produzioni perché il prototipo euripideo è stato sottoposto dal regista giapponese ad un continuo processo di trasformazione durato più di vent'anni. Per la precisione: Le Baccanti di Toga (1978), la rappresentazione bilingue di Milwaukee (1981), e infine Dioniso nell'allestimento di Vicenza al Teatro Olimpico (1994). Le tre versioni o evoluzioni del mito classico, nel rispetto delle loro peculiarità, si sono mostrate come un programma interconnesso di dicotomie: antico e moderno, rurale e metropolitano, ma soprattutto Oriente e Occidente. Quest'ultimo è stato realizzato non solo in termini ideologici (Penteo e Dioniso) ma anche a livello performativo, come incontro/scontro tra tecniche e stili profondamente diversi. Da un lato la tradizione espressionista, codificata e sofisticata, giapponese del No e del Kabuki, dall'altro il dramma moderno realistico, logocentrico e testocentrico di origine europea. Utilizzando categorie e parametri apparentemente inconciliabili, Suzuki è riuscito a creare un equilibrio drammaturgico quasi perfetto che gli ha permesso di esplorare la natura della violenza, individuando (ipotizzando) le cause che la generano.