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GABRIELLA DE MARCO

Esporre gli archivi del Novecento. Anton Giulio Bragaglia, l'archivio di un visionario

Abstract

Il contesto della storia: qualche riflessione a partire da una mostra romana sui materiali dell’ archivio di Anton Giulio Bragaglia, fotografo, pubblicista, regista cinematografico e teatrale, drammaturgo attivo a Roma sin dagli anni dieci del secolo scorso. Autore d’avanguardia, Bragaglia si è occupato del teatro classico e del Rinascimento teorizzando, al tempo stesso, nuovi linguaggi scenici. Intellettuale poliedrico ha praticato quell’interdisciplinarietà e multimodalità, propria di molta ricerca visuale degli ultimi decenni, coniugando l’attenzione per la memoria dell’antico e per la tradizione della cultura italiana, con le istanze più aggiornate del dibattito a lui contemporaneo. Promotore e direttore di riviste che si sono rivelate nel tempo vere e proprie palestre di dibattito culturale, fondatore di spazi che hanno raccolto esponenti di spicco della scenografia, della musica e della letteratura italiana e internazionale, ha apportato contributi importanti alla drammaturgia confermandosi come una figura centrale nel contesto della cultura teatrale europea e non solo in italiana. L’individuazione, la selezione e la costruzione delle fonti attraverso il suo Archivio sono un passaggio ineludibile e vanno praticate attraverso quella molteplicità di punti di vista. È probabile, dunque, che l’archivio di Anton Giulio Bragaglia, ora luogo della conservazione sia, al tempo stesso, come spesso accade, luogo di vuoti della conservazione. Vuoti dovuti allo scorrere del tempo che, paradossalmente, se opportunamente evidenziati potrebbero diventare dei pieni. Per questo, a maggior ragione, è sempre necessario comunicare i criteri di scelta adottati nel processo di costruzione e individuazione delle fonti per ordinare un archivio e costruirne una mostra.