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GIANNA MARIA CAPPELLO

Numero 70 della rivista online Form@re

Abstract

Uno dei temi dominanti nell’attuale dibattito sui fini e gli ambiti di intervento della media education contemporanea riguarda, senza dubbio, il concetto di media literacy e il suo rapporto con nozioni affini, come quello di digital literacy o anche di information literacy. Queste espressioni non sono nuove, ma recentemente hanno ricevuto grande attenzione da parte degli organismi internazionali (ad esempio, UNESCO e Unione Europea) e del mondo accademico. Da un lato, la rapida evoluzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione insieme all’emergere di nuove forme di espressione e produzione culturale, di «new literacies» (Gee, 2003; Jenkins et al., 2006), hanno sollecitato un interesse crescente verso la ridefinizione delle forme di alfabetizzazione oggi necessarie per partecipare attivamente alla società della conoscenza (Calvani et al., 2010). Parallelamente, una ricca produzione legislativa volta a favorire lo sviluppo di nuove forme di alfabetizzazione legate ai media ha caratterizzato l’attività degli organismi internazionali. Solo per citare alcune iniziative promosse a livello europeo, negli ultimi cinque anni l’Unione si è più volte pronunciata sulla necessità di interventi orientati ad accrescere il grado di alfabetizzazione mediale e digitale dei cittadini europei (Celot e Tornero, 2008; Ranieri, 2010) e allo stesso tempo ha promosso il rinnovamento e ampliamento del quadro delle competenze di base, introducendo la competenza digitale tra quelle fondamentali per la vita (Unione Europea, Raccomandazione del Consiglio e del Parlamento 2006/962/CE). Da queste iniziative la media literacy sembra emergere come la capacità di sviluppare competenze culturali, critiche e creative mentre la digital literacy si riferisce alla capacità di utilizzare i media digitali per trovare, valutare, produrre e scambiare l’informazione, e comunicare in network collaborativi allo scopo di partecipare alla cosiddetta «società della conoscenza» o «società dell’informazione». In particolare, per quanto riguarda la digital literacy, vari autori sottolineano sempre più la natura complessa di questo concetto che risulta dall’integrazione di dimensioni che coinvolgono processi cognitivi di alto profilo e consapevolezza etica (si veda ad esempio Calvani, Fini e Ranieri, 2010, e anche in questa rivista Calvani, Fini e Ranieri, 2009: http://formare.erickson.it/wordpress/?p=67). Un’altra questione ancora dibattuta concerne la relazione tra media e digital literacy (comunque si arrivi a definirle) e media education. In questo caso sembra esserci una crescente condivisione dell’idea che la media education può essere definita come il processo di insegnamento e apprendimento sui/con i media, mentre la media literacy ne è il risultato, ovvero quella competenza di «lettura» e «scrittura» dei media che si viene ad acquisire nel corso di questo processo (Buckingham, 2006; Cappello, 2009) Questi elementi insieme hanno riacceso con vivacità il dibattito intorno ai seguenti quesiti: che cosa intendere con il concetto di media literacy? Esso si differenzia o si sovrappone con altre literacies come la digital o l’information literacy? Qual è il suo rapporto con il concetto di media education? Perché promuovere lo sviluppo di media literacy? Come insegnare questa competenza e con quali strumenti valutarla? Molti di questi interrogativi sono stati al centro delle innumerevoli sessioni e tavole rotonde che si sono susseguite a Karlstad (Svezia) nel giugno 2010 in occasione del World Summit on Media for Children and Youth (http://www.wskarlstad2010.se). Nell’intento di valorizzare almeno parte di quanto emerso nel corso del summit su questi temi, abbiamo invitato alcuni relatori a raccogliere le loro riflessioni intorno alla media literacy e alla sua collocazione nei curricula formali e nelle politiche educative, prestando particolare attenzione ai loro contesti nazionali. Questo numero è stat