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LOREDANA BELLANTONIO

Il senso oscuro del “limite”

Abstract

L’antropologia ha, in generale, posto una relativa attenzione ai riti funebri e alle concezioni della morte inquadrando tali manifestazioni nell’ambito di più generiche descrizioni etnografiche. Testimonianze delle pratiche funebri, sia pure episodiche, si ritrovano in testi ormai “classici” della ricerca antropologica, mentre solo in tempi a noi più vicini si è configurata la cosiddetta “antropologia della morte”. La morte è, come sostenne Hertz, “una transizione che tutte le società rappresentano grazie alla messa in scena di riti speciali”. In senso più generale si può dire che, di fronte alla morte, le comunità che fanno riferimento ai valori ultimi sui quali esse si fondano rendono questi valori espliciti, pubblici e li rappresentano attraverso l’uso rituale dei simboli dotati di significato. I riti funebri contengono, pertanto, gesti, azioni e parole che richiamano, nella mente di coloro che vi partecipano, i valori e i significati su cui la comunità fonda l’ordine del mondo e lo rende intellegibile.