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IGNAZIO BUTTITTA

Santuari di confine. Dimensione simbolica e dinamiche socio-politiche

Abstract

Il santuario è axis mundi, luogo di comunicazione tra i diversi livelli della realtà concepita e le diverse entità che la popolano, e centro intorno al quale lo spazio comunitario si orienta, si organizza, si riempie di senso. Piccolo o grande che sia, fissato sulla cima di un monte, accanto a una roccia o a un albero secolare, sopra o all’interno di una grotta, incassato entro una gola, disperso all’interno di una landa desolata o prossimo all’abitato, esso è il segno materiale della presenza del numen tra gli uomini, ragione stessa della loro esistenza e, a un tempo, della presenza dell’uomo (del suo potere) sul territorio. Il santuario, luogo della comunione tra fedeli e Santo, d'altronde, che presenti o meno evidenti strutture architettoniche, è “opera” dell’uomo, luogo di riunione e comunicazione dei fedeli con i fedeli in una condizione speciale, diversa da quella quotidiana e, per questo, anche spazio elettivo di temporanea risoluzione delle tensioni intra e inter comunitarie. Presso il santuario, attraverso esperienze e sospinti da esigenze largamente condivise, comunque accomunati dal desiderio di entrare in contatto salvifico con la potenza sacra, i pellegrini - appartenenti a diverse comunità tra le quali, di rado si hanno incontri costanti e, talora, insistono rapporti conflittuali - si ritrovano insieme, entrano in relazione. Essi ribadiscono, certo, la propria specifica appartenenza (con insegne, abiti, comportamenti, ecc.) ma, al contempo, divengono componenti di una nuova e diversa comunità, quella di pellegrinaggio, di culto, quella che, ascrivendole specifiche qualità extra-ordinarie, Turner chiama communitas. In quel luogo, il santuario, e in quel tempo, la festa, si sospendono le ostilità, si sanciscono accordi e alleanze, si fanno promesse la cui legittimità è garantita dal Santo. Egli vigila su che nulla accada, garantisce la pace imponendo la sua potenza sacra e temibile. Tali circostanze sono osservabili in particolar modo presso i santuari di “confine” , confini ideali dello spazio vissuto e luoghi di riunione periodica di più comunità dove, oltre alla dimensione devota è dato cogliere quello stato «d'effervescence et de suractivité», quella «socialité intense» di cui parlano Mauss e Beuchat. I pellegrini, provenienti da diversi centri, singolarmente o per gruppi, partecipano a un evento collettivo, si ri-trovano insieme condividendo gli spazi del riposo, lo stesso spazio santuariale, la preghiera, le processioni, le danze, i pasti, etc. Il santuario è d'altronde luogo elettivo di socialità. Nei giorni della festa diviene luogo di fiere, di compravendite, di scambi di merci e di informazioni