Skip to main content
Passa alla visualizzazione normale.

MARIA LIVIA OLIVETTI

La Kalsa è un giardino. Resistenza e partecipazione alla vita urbana del centro storico di Palermo, dei ruderi di guerra e della vegetazione spontanea.

Abstract

Palermo è molti paesaggi; è una geografia di luoghi esagerati in grado di generare una condizione di costante stupore in chi la attraversi. Le molte anime di popoli diversi che l’hanno abitata e di quelli che ancora la abitano costituiscono un mosaico fatto di relazioni strettissime e inedite tra piante, animali, uomini, mare e luce. Il presente contributo intende restituire una lettura (certamente non esaustiva in quanto sarebbe impossibile farlo), di alcune condizioni di convivenza che sono state osservate all’interno degli spazi aperti della città (in particolare nel suo quartiere Kalsa). Queste sono interessanti perché ci mostrano come legami spontanei tra specie viventi e oggetti diversi (perlopiù ruderi della seconda guerra mondiale) costituiscano luoghi di inedita bellezza e coesione sociale, funzionanti in tessuti urbani complessi. Difronte a tale evidenza emerge la necessità di stabilire nuove categorie interpretative dell’esistente. Ciò al fine di generare una tassonomia che identifichi i possibili ruoli attivi che le relazioni e le coesistenze già in atto possono avere all’interno del progetto della città (trasformandole ad esempio in giardini) e quali invece debbano essere disinnescate perché nocive per gli abitanti e per la natura.