Skip to main content
Passa alla visualizzazione normale.

PAOLA MAGGIO

Giustizia penale e tratta di esseri umani: i risvolti processuali della "vulnerabilità"

Abstract

Il contrasto dei fenomeni di tratta e di traffico di esseri umani mostra un processo di “contaminazione” fra normativa di tipo universale e regionale, caratterizzato dal rispetto dello standard di Duty of Due Diligence. Domina lo scenario italiano il concetto polifunzionale di “vulnerabilità”, direttamente trasfuso nella fattispecie sostanziale, recepito nel sistema processuale ed evidenziato da alcuni esiti giurisprudenziali. Esso, oltre a influenzare la determinazione del locus commissi delicti, gioca un ruolo di sicuro rilievo nel giustificare forme di anticipazione del contraddittorio e nel tratteggiare i contorni della prova dichiarativa “debole”. Ulteriori effetti la “vulnerabilità” esplica sulle procedure d’identificazione e verifica dell’età dei minori, nonché sulle peculiari forme di assistenza per le vittime, sull’imputazione, sull’oggetto di prova e sulle articolazioni del medesimo. La stessa valutazione del giudice rimarca il ruolo connotativo dell’illecito penale in rapporto alle offese subite dalle vittime. Si tratta, tuttavia, di un approccio che può generare frizioni con le garanzie processuali del reo, ridimensionando i valori del contraddittorio, dell’immediatezza e dell’oralità, posti alla base del sistema accusatorio. Nella risposta penale a queste moderne forme di schiavitù si impongono, dunque, delicati bilanciamenti da comporre sfruttando le indicazioni della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha sottolineato la necessità di una visione “duale” – e contestuale – delle garanzie riservate alla vittima e al reo.