Skip to main content
Passa alla visualizzazione normale.

DUCCIO COLOMBO

Agente 007: Oltre la cortina di ferro. Note per una storia del racconto di spionaggio sovietico.

  • Authors: Colombo, D
  • Publication year: 2013
  • Type: Articolo in rivista (Articolo in rivista)
  • Key words: James Bond, URSS, Spy thriller
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/95460

Abstract

Nel discorso ufficiale sovietico la letteratura di massa è considerata un fenomeno unicamente occidentale, mentre si nega fermamente la sua stessa possibilità nella società priva di classi. La tendenza prevalente nella storiografia odierna accetta, infondo, questa lettura, postulando la non esistenza di una letteratura di massa separata nel periodo sovietico. Una serie di romanzi di spionaggio di epoca stalinista, però, costituiscono un argomento contro una simile interpretazione. La contraddizione può essere spiegata attraverso un'analisi della ricezione sovietica di James Bond. Sebbene per tutto il periodo sovietico i romanzi di Ian Fleming non siano mai stati tradotti, e i film di Terence Stamp mai proiettati, la stampa sovietica vi ha prestato una certa attenzione; nonostante il dibattito critico in occidente, la sua scelta è sempre di considerarli unilateralmente come interventi politici nella guerra fredda. James Bond e la cultura di massa occidentale, in altre parole, richiedevano una risposta: ecco la ragione per cui una letteratura di spionaggio sovietica, pur difficilmente giustificabile secondo teoria, era necessaria. Paradossalmente, però, ci sono ampie testimonianze del fatto che i lettori sovietici utilizzavano spesso gli attacchi della stampa a James Bond (o, per esempio, al jazz o alla musica leggera occidentale) come preziose fonti di informazioni sul “frutto proibito” occidentale.