Skip to main content
Passa alla visualizzazione normale.

GIORGIO BAIAMONTE

Le rotofascine modulari (RFM): un esempio di economia circolare nell’Ingegneria Naturalistica

Abstract

Si presenta un’idea progettuale nel campo delle opere di Ingegneria Naturalistica (IN) basata su una serie di principi quali: 1) il riutilizzo di materiali di scarto e la loro immissione nel ciclo produttivo; 2) l’uso di risorse rinnovabili; 3) l’ecosostenibilità e l’adeguatezza ambientale dell’opera IN proposta. Questi punti rappresentano proprio i canoni dell’Economia Circolare (sistema economico che può rigenerarsi da solo garantendo l’ecosostenibilità) che vengono applicati nella realizzazione di un’opera di IN. Ovviamente, non sarà sviluppato il tema economico ma quello costruttivo di un’opera di IN che si inquadra perfettamente nello spirito di questo approccio economico così attuale e diremmo oggi ormai indispensabile per una crescita sostenibile nel rispetto dell’ambiente. L’elemento base dell’opera proposta è una versione moderna della fascina che, come ben noto, è la raccolta di rami di piccola dimensione, di origine antichissima. L’intervento descrive l’idea posta a base del progetto di manufatto e la susseguente realizzazione di prototipi dell’opera IN brevettata dall’Università di Palermo. Il processo realizzativo è coerente con le politiche economiche dell’Unione Europea, per le quali l’economia è circolare quando un sistema conserva il più a lungo possibile il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse economiche, implementando il riutilizzo, la riparazione, la rigenerazione o il riciclaggio dei prodotti e riducendo di conseguenza la produzione di rifiuti. Coerente anche con “Il Green Deal europeo” che vuole tendere a costruire un modello economico che oltre ad essere sostenibile, crei opportunità e riduca l’inquinamento climatico. È parte di questi obiettivi una “politica dei prodotti sostenibili” che riduca in modo significativo i rifiuti e laddove non sia possibile, ne recuperi il valore economico, azzerandone o minimizzandone l'impatto sull'ambiente e i cambiamenti climatici. Un approccio questo che rispetta inoltre il principio DNSH (Do No Significant Harm) previsto dal Regolamento (UE) 2020/852, del 18 giugno 2020, relativo all’istituzione di un quadro (Regolamento Tassonomia) che favorisce e definisce “investimento sostenibile” le attività economiche che contribuiscono a raggiungere un obiettivo ambientale e/o un obiettivo sociale, a condizione però che tali investimenti “non arrechino un danno significativo”. Per il manufatto proposto si tiene conto del ciclo di vita dei sarmenti e dei servizi forniti dalle attività vitivinicole senza arrecare un danno significativo ai sei obiettivi ambientali contemplati nel regolamento Tassonomia, ovvero: a) alla mitigazione dei cambiamenti climatici; b) all’adattamento ai cambiamenti climatici; c) all’uso sostenibile e alla protezione delle acque e delle risorse marine; d) all’economia circolare, compresi la prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti: e) alla prevenzione e alla riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua o del suolo; f) alla protezione e al ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. Quindi utile e soprattutto DNSH in coerenza per l’utilizzo dell’Ingegneria Naturalistica come “Investimento sostenibile” per le misure del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) dei Paesi dell’Unione Europea. È dunque questo il contesto in cui vanno lette ed interpretate le norme europee ed italiane sui sottoprodotti dell’economia circolare.