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EMMA VITALE

I DIPINTI MURALI STACCATI: CRITICITÀ E NUOVE PROPOSTE

Abstract

La tesi di Laurea Magistrale a ciclo unico, in "Conservazione e Restauro dei Beni Culturali", della Dottoressa Nicoletta Chiparo, riguarda l'intervento di restauro di un lacerto di dipinto murale staccato, di età paleocristiana, raffigurante un'orante; l’approccio alle problematiche di conservazione del dipinto murale ha suggerito l’avvio di una ricerca bibliografica e di laboratorio sui materiali per la realizzazione degli strati di sacrificio per i dipinti murali staccati. Il dipinto murale, di provenienza incerta e delle dimensioni di cm. 60 di h, cm. 41.5 di larg. mm. 1-3 di sp., rappresenta una figura femminile orante che, per la resa del volto, dei particolari dell’acconciatura e la cura nell’abbigliamento sembra rientrare in un filone ritrattistico che inizia con l’Orante del cubicolo della “Velata” nella catacomba di Priscilla a Roma, della metà del III secolo, e di cui fa parte anche Dionysas nel cubicolo dei cinque santi nella catacomba di San Callisto a Roma, collocabile tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d. C. Il lacerto di dipinto ha subito vari interventi nel corso del tempo: l’ultimo dei quali riferibile agli anni ’70, ha previsto il collocamento del dipinto su un supporto autonomo (H 64,5 cm, L 44,2 cm, S 3 cm) costituito da un telaio ligneo, al quale è stata fissata la tela di sostegno, e la stuccatura perimetrale con malta a base di gesso, massicciamente rilevata lungo i margini frammentati del lacerto, che, prima dell’attuale intervento di restauro, occultava parte della superficie pittorica falsandone così la dimensione originaria. Sulla superficie pittorica era, inoltre, riscontrabile una stesura omogenea verde-grigiastra a base acquosa, che altera la percezione dei colori e appiattisce la superficie. L’intervento di restauro è stato eseguito con lo scopo di migliorare le condizioni conservative dell’opera e la lettura unitaria del dipinto, rispettando l'identità della materia originaria, purtroppo compromessa da interventi precedenti. Al fine di approfondire lo studio dello stato di conservazione del reperto e di adottare una corretta metodologia d’intervento, sono state condotte indagini multispettrali, quali la fuorescenza ultravioletta (UVFLU) per evidenziare le ridipinture, l’analisi in Falso Colore che ha evidenziato un’alta concentrazione di stuccature in gesso. Dalla fluorescenza ultravioletta si è inoltre evidenziata la presenza di una sostanza organica, probabilmente dovuta alla colla utilizzata per l’intervento di stacco e di un olio siccativo riconducibile ad un protettivo. La presenza di cera sulla superficie pittorica, di colla organica all’interno delle fratture e anche del caseinato di calcio, utilizzato quale adesivo per far aderire il backing di tela al retro del dipinto murale, è stata confermata dalle indagini spettroscopiche FT-IR e Raman. Nel corso dell'intervento di restauro è stato possibile recuperare la leggibilità e restituire piena dignità ad reperto archeologico e, inoltre, agendo con la massima attenzione durante le fase di pulitura, sono stati rivelati preziosi dettagli iconografici ormai scomparsi. A conclusione dell'intervento è stato adottato un nuovo supporto autonomo in Aerolam e durante la progettazione di esso è stata parallelamente avviata una sperimentazione sull’utilizzo di un nuovo materiale per la realizzazione di strati di intervento a base di sughero con diversi adesivi. La sperimentazione, sebbene ancora preliminare, evidenzia buone potenzialità ed applicabilità per i dipinti murali staccati grazie all’elevata elasticità mostrata dal materiale utilizzato, che garantisce migliore adattamento alle tensioni della tela di sostegno a suo tempo utilizzata nello stacco, e dalle caratteristiche di durabilità del sughero e alla buona reversibilità garantita dalla corretta scelta dell’adesivo.